Indie. Ci siamo. Rock. Ci siamo. Aggiungerei folk, ma di derivazione francese. Louise Attaque primi fra tutti, rallentati, interiorizzati e resi cerebrali, arzigogolati, filtrati da elucubrazioni mentali sviluppate al buio o al massimo durante il tramonto di una giornata uggiosa, poco propensa alla socievolezza gioviale.
Quei ragionamenti mentali, personali, che quando li fai e ti chiedi “come sono arrivato a tutto questo?” si ha difficoltà a richiamare i percorsi.
Raggi di luce si ritrovano qua e là sparsi in alcune canzoni come “Danzè”, che apre gli occhi incuriosita per poi ricascare in un viaggio intimo e imperturbabile: malinconia dadaista. Strano ritrovare la luce, risveglio attivo almeno nei ritmi del brano, in un altro titolo che la luce nega, “Sans Lumière”, appunto.
E poi i Litfiba. Quelli di “Peste”, quelli di “Lulù E Marlene”, eco lontane che tornano alla mente. Con un superamento: evviva.
Questa è l’anima cupa del paese di “O’ Sole Mio”, un’ombra che con poca probabilità ci si potrebbe aspettare da stereotipi culturali difficili da scrollarsi di dosso. Non stiamo parlando di tristezza infinita attenzione, forse è più giusto parlare di propensione all’alienazione, all’isolamento, gravido di intenti però. Le rappresaglie consapevoli al nichilismo negli accumuli delle chitarre, staccano dalla lentezza della parte iniziale di “Nella Resa Il Vanto”, così come il glockenspiel tintinnante di “Rugiada” scrolla la mente dalla pesantezza intimista per una sana boccata d’aria fresca, passeggiando magari senza meta e “Sans Logique”. Un buon lavoro nell’insieme, da ascoltare in maniera logica e razionale badando agli umori del momento, perché si rischia un po’ a passare dallo struggimento alla leggerezza d’animo.
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La recensione Dada Danzè di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-11-22 00:00:00
COMMENTI (2)
bellissimo album, bellissima copertina, ottimo gruppo!
molto bravi e originali