Superfreak, di nome e di fatto. Progetto barese della netlabel Lepers, propone quello che oggi va di moda chiamare “neo-folk decostruito”. Beh, d’accordo che oggi gli infermieri sono operatori sanitari, ma, ragazzi, sentite a mme: questo/i suona/no nient’altro che una deriva da Terzo Millennio di quello che faceva già nei 60 il signor Don Van Vliet, meglio conosciuto come Captain Beefheart. E lo suonano con l’attitudine superfreak che fu degli Amon Düül I (e non II, mi raccomando), quelli della jam session acustica di 40 ore spalmata su dischi epici come “Psychedelic Underground” o “Para Dieswärts Düül”. Attitudine, ho detto, però. Perché la sostanza è fatta tutta di quel bluesaccio sporco e decostruito (ma va’?) che inventò il signore dalla maschera di trota e che fu tradotto in forme più appetibili (ma mica tanto, a volte) da quell’altro irregolare di Tom Waits. Ma metteteci pure la lezione sghemba dei Dinosaur Jr. di John Mascis (in sottofondo in “Conclusioni” e di evidente influenza in “I Really Got Nothing To Say”) o il Neil Young ubriaco che passa la bottiglia a Robert Johnson di “Brings Me Down”. Album sporco, alcolico, suonato con quella stanchezza indolente di certi pomeriggi grigi o di quelle quattro di mattina da postumo di bottiglia vuota. Solo per appassionati.
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La recensione Love or Diet di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-02-22 00:00:00
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