Pochi metri quadrati, quattro pareti, un pavimento e un soffitto, osservati a ripetizione fino a diventare schermi sui quali proiettare i propri pensieri. Da una stanza nasce tutto l’universo che Carlo Valente ha racchiuso nel suo nuovo disco, Metri Quadrati, in cui immagini, sogni, viaggi intorno al mondo e quotidianità si fondono tra di loro.
Otto brani, tra cui Disastro aereo sul canale di Sicilia, cover di De Gregori, e un pezzo firmato da Pino Marino, compongono il mosaico musicale a cui l’artista ha dato vita quando da quella camera non poteva uscire, trovando però la giusta atmosfera per scrivere.
Interessante nel disco è il modo in cui la scrittura che rimanda al cantautorato classico viene accostata a delle sonorità che spaziano dal pop al rock. Lo strumento predominante è la chitarra, ma una delle canzoni più riuscite è proprio La vita non vista, in chiusura del disco, arrangiata solo con voce e pianoforte, in grado di creare un’intensa intimità.
Molto convincenti nel complesso risultano pezzi come Mentre qualcuno nasce a Belgrado o Metri Quadrati, in cui la personalità di Carlo Valente riesce a farsi strada non solo all’interno dei testi, dove fantasia e realtà si bilanciano tra di loro, ma anche all’interno di melodie in cui continui crescendo riescono ad essere d’impatto, trasportando da subito nella sua sensibilità artistica.
Meno convincente risulta Botero, dove l’arrangiamento sembra quasi appiattirsi rispetto al resto del disco.
Metri Quadrati riesce a portare avanti in modo lineare il percorso che il cantautore sta facendo, lavorando sempre di più sulla raffinatezza della scrittura e sulle sonorità.
Senza dubbio si tratta di una prova interessante e convincente da subito, che dimostra non solo la maturazione complessiva dell’artista, ma anche il modo in cui Carlo Valente sta cercando di spostarsi sempre in nuovi territori e verso nuove sfide per compiere un suo personale viaggio musicale - non importa se reale o figurato - in grado di arricchire sempre di più i suoi lavori.
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