Nel segno di una riferimenti culturali raffinati e trasversali, gli Opsis, che prendono il nome da una delle categorie della poetica di Aristotele, esordiscono con un EP ispirato a ‘Nightfall’ di Isaac Asimov, racconto del 1941 tra i punti più alti della narrativa fantascientifica breve. Si tratta della storia di un mondo che non conosce la notte e si prepara giorno si prepara alla prima eclissi di sole della sua storia conosciuta tra teorie, superstizioni e, in una lettura inedita e del gruppo, voglia di rivoluzione ed emancipazione dalle paure.
La prima traccia della terna, che con i suoi 13 minuti occupa giusto la metà del minutaggio, si apre con una lunga introduzione semirecitata, istrionica e vagamente halfordiana , che ci introduce al mondo di Lagash e alla sua vicenda. Il tono e i colori sono un po’ quelli degli intermezzi teatrali delle storiche tracce suite degli Iron Maiden, a partire da Rime of The Ancient Mariner e, in realtà, non ci si allontana radicalmente nemmeno quando il disco “si apre“, rivelando un heavy rock robusto, ma attraversato obliquamente da tinte psichedeliche e jazz, innervate in arpeggi sghembi, lievi dissonanze e intermezzi di sax inaspettati.
Nel complesso ‘End of Light’ è un relativamente breve esordio dall’impronta tradizionale, con tutte le attitudini teatrali, “in faccia” ed esplicite, del rock/metal in pompa magna, epico ed abbondante. Dietro questa facciata energica, ma a forte rischio anonimato, c’è in realtà una buona caratterizzazione armonica, di arrangiamenti e struttura, oltre che lirica; non solo per la scelta dell’ispirazione, classica anche lei ma non troppo inflazionata, ma soprattutto per il coraggio di provare a dare una propria chiave di lettura di una pietra miliare del racconto sci-fi, che nella sua semplicità lasciava comunque spazio per riflettere sui grandi temi della civiltà umana.
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