Guinevere debutta con un ep tra il pop acustico e la musica da camera, la scelta più punk che poteva fare
Respiriamo profondamente e tratteniamo il fiato. Chiudiamo gli occhi e immergiamoci in un mare di armonie dolcissime per 28 minuti. Quando torniamo a galla ci accorgiamo subito che abbiamo scoperto qualcosa di diverso, un modo di fare musica che forse non conoscevamo e che non potremo più far finta di non conoscere. Questo mare è Running in Circles, il primo ep di Guinevere, che si presenta alla scena musicale con 6 tracce aliene.
Ha scritto l’ep prendendo a piene mani dalle sue esperienze di attrice e performer teatrale, che si notano soprattutto durante i live. Nell’ep la voce occupa lo spazio grazie al timbro sempre perfettamente presente, c’è l’intenzione di una tridimensionalità, di uno spazio musicale in cui incontriamo la cantante anche se ci troviamo a chilometri di distanza. È tanto reale da poterla toccare, prenderla per mano e ballare insieme a lei. Questa è una rottura forte rispetto ad altri dischi in cui non si fa caso – o non abbastanza – all’esperienza di chi ascolta. Ci mettiamo le cuffie e viviamo un’esperienza a 360 gradi, non stiamo solo ascoltando delle canzoni.
L’ep si apre con The Waves Are Calling Us, un pezzo pianoforte e voce delicato e dinamico. Le dita sui tasti si muovono passando dal concitato al lento senza preavviso e la voce di Ginevra Battaglia – vero nome di Guinevere – le segue. È un duetto, un ballo classico che rompe gli schemi. Niente elettronica, pochissime chitarre elettriche e batterie, solo tanti pianoforti e una voce che ha imparato come muoversi per stregarci.
In realtà di canzoni più canoniche ce ne sono. Running In Circles – la titletrack – e Mama’s Interlude hanno un compito ben preciso nel disco: normalizzare, rendere orecchiabile e digeribile l’ep. Sono due pezzi pop coinvolgenti e cantati con voce sottile, l’anello mancante tra Natalie Imbruglia e Phoebe Bridgers. Basso e batteria battono forte sulle pelli e sulle corde per scandire il ritmo in maniera coinvolgente. Questo però lo sanno fare in molti.
Non tutti invece cantano accompagnati da una chitarra classica e un’orchestra per quasi 7 minuti e mezzo, fondendo musica da camera e lo stile di José González. Si chiama Setting of the Sun, il secondo brano del disco. Dura più di 7 minuti, e Guinevere non ha alcuna fretta di finire. Anzi, se la prende con calma, e assembla più parti insieme collegate da fili sottili che tengono insieme la canzone. Un violino, gli accordi ritmati della chitarra, i vocalizzi della cantante. Sono tutti piccoli dettagli su cui si regge il pezzo più complesso di Running In Circles.
La concentrazione è spesso su altro, non su cosa è diverso, ma su cosa è bello. Non è sbagliato ma attenzione a non essere pieni di fantastici musicisti tutti troppo simili. Guinevere, portandoci il teatro e la musica classica, ha fatto una scelta davvero punk.
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La recensione Running in Circles di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-03-03 09:46:00
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