Microuniversale è il primo Lp di Cincilla, artista veneziano con all'attivo un ep.
Si tratta di una raccolta di otto brani in stile pop rock, con una ricerca delle sonorità americane anni 60.
Si nota subito lo studio del sound dalla prima traccia Carpe Diem, con un rullante iniziale che riporta subito ad All shook up di Elvis. La fine del mondo è uno shuffle leggero, con un basso che suona in due e un pianoforte che suona percussivo in quarti. Linea melodica molto cantabile, più in stile italiano che americano.
Il gioco di questo disco è l'accostamento tra un sound che prova a guardare al passato e dei testi che invece si occupano del presente, di ciò che c'è nella realtà che ci circonda. Altro esempio è Diamanti, con pianoforte e chitarra acustica, e una batteria incentrata sulle figure di rullante. C'è un tappeto sonoro che tiene incollato tutto quanto, compresa la voce che, purtroppo, mantiene sempre lo stesso sound molto poco intelliggibile, con un esagerato effetto di prime riflessioni, uno slap delay che sdoppia le parole, dentro un reverbero che impasta eccessivamente le parole. Una forzatura poco veritiera del sound di una voce anni 60.
Veloce e ancora vocalmente confusa Stop, che vede un bel cambio di passo e una batteria serratissima inseguita e ben doppiata da un basso con un suono bello rotondo. Pianoforte ritmico e aperto in Wien 1986. Si ritorna a un metronomo medio, con arpeggi di chitarre clean e cori che riempiono bene l'arrangiamento. Il pezzo cresce bene e sfiora la psichedelia nell'utilizzo della ripetizione dei moduli compositivi.
Nuvole stupide è un giro classico di chitarra acustica, subito assecondato da keys, basso ancora suonato in due e batteria bella piena. Mr Ballon si presenta molto più eterea e anche gli arrangiamenti prendono più aria e restituiscono un po' di "ossigeno" alle orecchie dell'ascoltatore, che può distinguere meglio anche le parole e scorgere appena appena il timbro di una voce finora troppo nascosta dagli effetti di ambiente e scoprendola morbida e leggermente nasale.
Microuniversale parte con una chitarra acustica molto mediosa e molto più asciutta della voce. Il risultato è, ancora una volta, uno strumentale in primo piano e una voce che risuona lontana e confusa, nonostante i testi siano semplici e lineari.
In conclusione Microuniversale è un lavoro che nasce dalla voglia di rifarsi a sonorità d'altri tempi che però non sempre vengono centrate. La voce, o meglio, l'effettistica applicata alla voce è il punto più debole e purtroppo fatale, perché quello che normalmente in un disco pop è lo strumento protagonista, qui è trattato in maniera totalmente contraria, con il risultato di avere un suono sempre ai margini (acusticamente parlando) dell'arrangiamento, totalmente impastato e quasi mai abbastanza chiaro per poter distinguere le parole. Una scelta che viene portata avanti dall'inizio alla fine e che, oltre a risultare poco comprensibile, non raggiunge il risultato di avvicinarsi all'effetto sonoro degli anni 60.
L'ascolto sarebbe anche fluido e leggero, grazie agli arrangiamenti semplici ma puntuali e alle progressioni armoniche che, anche se non innovative, suonano familiari e quindi piacevolmente e facilmente assimilate. La voce purtroppo però è quell'elemento fuori posto che distoglie da questa possibilità di un easy listening. Davvero un gran peccato, considerando che basterebbe soltanto asciugare la voce dall'eccesso di effetto per restituire un prodotto piacevole e decisamente più centrato stilisticamente.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.