Il reggae degli storici Pitura Freska a Venezia, il cantautorato indie dei Tre Allegri Ragazzi Morti e dei Sick Tamburo a Pordenone, il rock dei Marongiu & I Sporcaccioni a San Canzian D'Isonzo, nella Provincia di Gorizia. E' la geografia musicale recente di un Nord Est artisticamente molto vivo e orgoglioso della propria lingua. La band, che da quasi vent'anni canta in dialetto bisiacco, ha registrato le dieci canzoni del suo quinto album Welcome to Bisiacaria quasi interamente in presa diretta.
Dopo l'apertura del disco con il rock corale di Sabato sera, il gruppo veste i panni degli Skiantos del Friuli-Venezia Giulia e strappa più di un sorriso con il piglio punk della Mula Bisiaca capace di fare davvero di tutto, con una risata sarda d'eccezione: sotto a un impatto sonoro ironico e potente, c'è una canzone d'amore simpatica e sincera, tra gli assoli elettrici di una lunga vita insieme, magari accompagnata dai riff dei Rolling Stones. L'irriverenza del quintetto si impenna poi con Furgoncino, un pamphlet movimentato e satirico per riflettere sul mondo del lavoro sempre più provvisorio e beffardo.
All'occorrenza Marongiu & I Sporcaccioni diventano anche cantastorie folk in un brano manifesto: "No capir, imbriagarse ogni giorno e non capir... Sì se meglio". Sandro è quasi uno spoken word dialettale, Femo l'amor è un blues travolgente acciacchi e nucleare permettendo, Via Romana è uno storytelling notturno dalle atmosfere noir con protagonista "una belva disumana" (forse era il produttore Joe Perrino...), Domenica è un divertissement psichedelico sulla routine di vita e di coppia mentre Ciro tira fuori un po' di rabbia graffiante e distorta come un violino elettrico. L'album si chiude con un giro del mondo allegro e scanzonato, che ha un po' il buon sapore dell'orchestra di Renzo Arbore nei migliori programmi della storia della nostra televisione, sbandierando l'eterna bellezza del ritorno a casa: "Sì ma in Istria sè meglio...".
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