"Roald Amundsen è stato un grande esploratore norvegese del XX secolo, famoso per le sue imprese in territori polari. Oltre ad aver reso noto il passaggio a Nord-Ovest e ad aver determinato la posizione esatta del polo magnetico boreale, è ricordato soprattutto per aver raggiunto per primo il Polo Sud. Ho incrociato la sua storia qualche tempo fa, appassionandomi da subito alle sue coraggiose spedizioni tra i ghiacci". Soltanto per queste parole Amundsen di Leo Pari è un disco da ascoltare e riascoltare. Ok, va bene, mi avete scoperto: questa è una provocazione, ma fino ad un certo punto.
Già perché Leo Pari è, almeno da cinque o sei anni a questa parte, tra i cantautori che, nonostante tutto, non sbagliano-un-disco-che-sia-uno. E anche questa volta fa centro. Prendete, per esempio, una traccia come "Dormi". Nella sua assoluta semplicità di arrangiamenti e di costruzione proprio del pezzo, Dormi è una canzone praticamente perfetta in cui si respira tutta la levigata esperienza di Pari nel creare canzoni e, al tempo stesso, di renderle vive e carnali, non semplici "schemini da scuola della canzone italiana".
Questa natura ambivalente, di modello concettuale e, al tempo stesso, di traccia fisica nel tempo presente mi viene utile per parlare anche della parte finale di questo disco, a mio modo di vedere la migliore: "Il suono della città" e "Fenici" rappresentano una grande, grandissima chiusura, una doppietta finale che certifica lo status di Leo Pari oggi, ovvero un cantautore moderno e antico al tempo stesso, sospeso nel tempo e nei generi, sempre e comunque con un cuore ardente.
Guardando ai ghiacci del Nord, insomma, Leo Pari ha scoperto tutto il caldo Sud del suo cuore.
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