Al centro dell'universo di Francesco Carlo, in arte Kento, c'è da sempre la parola nelle sue molteplici forme ed espressioni.
Pur mantenendo nel rap il fulcro della sua attività, nel corso del tempo l’artista calabrese ha trasferito le sue doti al servizio dell’impegno sociale: dai laboratori musicali all’interno delle carceri minorili ai libri, fino a un’evoluzione musicale che ha mantenuto uno sviluppo costante.
“Kombat Rap” è dunque una dichiarazione di intenti non tanto in senso sovversivo, quanto più nell’intensità di una solida battaglia culturale basata sulla qualità e sui contenuti, che muove da una crescita musicale e artistica, cercata e rivendicata: “Pensa a una regola, io la disobbedisco/Volevi il Kento vecchio, riascolta il vecchio disco”, canta in “Nuovo classico” ed è proprio questo il punto.
“Kombat Rap” è un album ambizioso e sostanzioso, che si sviluppa lungo quindici brani che tracciano un percorso dentro il quale orientarsi passo passo, a partire dalle infinite citazioni musicali e culturali sciorinate in apertura con “Pietre” come a voler evidenziare un appartenenza fatta di un sentire collettivo, punti di riferimento imprescindibili di una formazione onnivora e necessaria, pietre appunto, che messe una accanto all’altra hanno formato un sentiero e poi una strada su cui adesso si può camminare con una orgogliosa consapevolezza. Quella che serve per guardare in avanti, perché il nuovo disco è un’opportunità di crescita personale e di riflessioni profonde, di consapevolezza e di appartenenza che diventa militanza, di relazioni e di rapporti umani, di dubbi e di certezze, che offre uno sguardo pieno di umanità al mondo del presente.
Il valore delle parole non è però l’unica bussola che guida il lavoro di Kento, consapevole che il contenuto e la forma non possono viaggiare separati. Per questo colpisce l’attenzione alle sonorità, la varietà degli stili e dei generi e la qualità delle produzioni: le suggestioni elettroniche del beat di Krizoo nel primo singolo “Non siete fascisti ma”, ad esempio, o quelle rock di “Colluttorio” con Dj Fastcut, oppure la musica d’autore richiamata in “Non mi parli mai” prodotta da Gian Flores.
Allo stesso modo, è la qualità degli interpreti a dare la misura di come a contare sia la sostanza: da Claver Gold a Lucariello, fino a Burru Banton e Johnson Righeira, a valorizzare una visione ampia della musica, dove le contaminazioni sono non soltanto inevitabili ma anche il più possibile auspicabili, se coerenti al contesto di riferimento.
Prima di essere un elemento importante nella carriera musicale di Kento, “Kombat Rap” è dunque una nuova tappa nel suo percorso umano: per questo, merita tutta la nostra attenzione.
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