Flowless, esordio di Idiomaniac (progetto solista di Maurizio Triunfo, già membro dei campani Il Nero Ti Dona) è un disco dalle intenzioni molto chiare: fin dalle prime note si respira un’aria estremamente familiare per chi abbia bazzicato il mondo del rock negli ultimi decenni. Le atmosfere perlopiù dolenti e introspettive, infatti, sono profondamente debitrici al mondo alt-rock degli anni ‘90, con le chitarre messe bene in primo piano e pochissimo spazio concesso a divagazioni digitali ed elettroniche.
Dentro Flowless, infatti, ci si ritrova un po’ di tutto: dall’apertura deftonesiana Spin alla successiva Bubble, ricca della malinconia degli Smashing Pumpkins dei tempi bei tempi andati, passando per Life Jacket Under Seat, nella quale si può sentire vibrare, in maniera molto più diretta e quel genere di vuotezza esistenziale che i Pink Floyd hanno saputo raccontare così bene; i rimandi musicali alla band dei maiali con le ali saranno ben più evidenti nella successiva Something, con le sue chitarre impegnate a raccontare un sogno acido. Un brano come In My Head, col suo incedere lento e l’intrecciarsi di voci maschili e femminili, rappresenta invece il lato più melodico e intimo dell’album.
La spina dorsale che sostiene il disco è senz’altro il trattamento che Idiomaniac riserva alle proprie influenze musicali, ben riassunto dai due intermezzi musicali Amarcord: ricordarli e tenerli ben presenti nella mente, senza mai ignorare che ogni ricordo non è una mera e sterile ripresentazione, ma una ricostruzione attiva delle memorie. È in questo spazio che si inserisce la cifra personale del musicista campano, capace di imprimere la propria impronta nei brani del disco, e donando ad essi un’identità personale che saprà convincere gli amanti delle sei corde.
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