La new wave è uno di quei linguaggi musicali non facilissimi da declinare in maniera originale: ci sono certi moduli ritmici e melodici, certe parole chiave nei testi, ma soprattutto un mood ben definito, un’atmosfera e dei colori che sono un must per produzioni che cerchino quel mix post punk/elettronico di decadenza post-industriale, gotico, romanticismo.
Il punto però, al di là dei codici, è la cura e lo stile con cui si maneggiano; Valente ha dalla sua un’esperienza trentennale nel genere, cominciata a metà anni ‘80 con gli Art Decò, e in questo ‘Radio Sky’, terza uscita della nuova incarnazione a nome solista, dimostra di avere ancora chiaro come far girare questi suoni. È un lavoro, si sarà capito, classicamente new wave e intriso di estetica sonora anni ‘80, in un’oscillazione tra gli ovvi Joy Division (Fly), i Wall Of Voodoo (il mantra della title track), echi di rock bowiano (il chorus di Bring Back the Magic) e synth pop alla Depeche Mode (Smile), con una buona alternanza di colori notturni, ritmi disco-friendly e tirate post-punk.
Nell’intarsio elettronico che fa da malta nelle 9 tracce, sia nella declinazione più ‘80s che nelle sfumature più contemporanee che emergono qua e là, si distingue sempre una buona cura dei suoni e degli arrangiamenti, in cui si muove da protagonista la voce del cantante veneziano, con l’interpretazione calda e sentimentale che si può aspettare da un disco così chi conosce gli stilemi del genere. Il riferimento è al target a cui dobbiamo pensare per questo disco, quello di un pubblico di cultori e amanti della new wave, che sicuramente di un lavoro come ‘Radio Sky’ saprà valorizzare la fattura e la relativa varietà, più che farsi pesare la mancanza di innovazioni sostanziali.
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