Distorsioni e il rock di una volta nel lato più psico-analitico di Vincenzo Cervelli
Da qualche parte sul web c’è scritto che Vincenzo Cervelli ama dilettarsi nelle cover dei Velvet Underground e di Lou Reed: un colpo al cuore per chi, come me, ne è fan sin dall’adolescenza. Si parte subito con aspettative belle grosse e ci si aspetta pure quella voce a tratti indelicata e scorticatrice di note.
E invece no, Vincenzo Cervelli nel suo nuovo disco Psicoanalitika attira subito per la sua sicurezza e il suo calore vocale. Direttamente dal Molise, precisamente da Petacciato (Campobasso), Cervelli è un amante del rock di una volta: semplice, passionale e al contempo pragmatico. C’è da dirlo subito però: più che Lou Reed & co, si avverte vagamente un caro John Michael Stipe, quando i R.E.M. iniziavano a buttarsi nella mischia dei big della musica.
Con Psicoanalitika nelle orecchie sembra di trovarsi in un pub tradizionale americano, con sgabelli e cuscinetti rovinati dalle tasche di quel tizio che porta le chiavi in un Levi’s sbiadito. Riesci a vederlo nitido Vincenzo Cervelli su di un palco disordinato e con le travi a terra rotte, i cavi in mezzo ai piedi e la gente che trasuda birra di fronte a lui, guardandolo negli occhi e giudicandolo. Lui è uno di quelli che crede ancora nel rock italiano ma cantato in inglese, perché si sa, l’inglese molte volte riesce a semplificare alcuni concetti per cui la nostra lingua non è portata. E da vero rocker in Anger invita a spaccare tutto e ad abbracciare un po’ i propri peccati, le proprie follie. Poi recupera la dolcezza in Sensitive Dreams, ed è qui che sembra vagamente di ricordare un Lou Reed che, perso nella sua Heroin cerca una direzione in cui andare.
Perdizione e ritrovo: Psicoanalitika è un album polifunzionale. Il cantautore molisano se ne serve per attraversarsi, mostrarsi vulnerabile e contemporaneamente per sperimentare la sua idea di musica al fine di restarne fedele a tutti i costi: lo si avverte soprattutto nel brano Strange con una carrellata di chitarre distorte. Poi si ritrova, e tira fuori la rabbia e la sicurezza di chi è affezionato al rock anni '70/'80 e non lo ha mai abbandonato. Chissà se, da qualche parte del suo repertorio musicale, riserva anche uno spazio per la sperimentazione e la messa totale in gioco.
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La recensione PsicoanalitiKa di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-05-09 01:20:00
COMMENTI (1)
Grazie Cristiana per la tua recensione!