Non sottovalutate i Mersenne. Perchè questi tre ragazzi hanno inventato un disco davvero sorprendente. Derivativo quanto volete, ma colmo di idee. Fresco, piacevole, simpatico, intenso. Tutto scorre in quel percorso che collega i Pavement agli Weezer. Pop dunque, nessun dubbio. Di quello trasversale. Ironico, instabile, pieno di chitarre e ritornelli. Canzoni college-oriented a dondolare tra cazzeggio disimpegnato e serietà indie-rock. Strutture instabili e power oriented, che dondolano e sobbalzano su ritmi e melodie, tra irruenza e tenerezza. Malkmus spesso innalzato come un totem. La bassa fedeltà curatissima e Lou Barlow a fare bubu settete dietro l'angolo. Musica apparentemente facile, da manuale. Per certi versi già scritta altrove, eppure convincente. Canzoni quasi a prova di skip, con un paio di pezzi bomba. Certo, ogni tanto scimmiottano e lo spessore si assottiglia, ma talvolta lasciano davvero di stucco per la magnifica attitudine ed il talento con cui maneggiano la faccenda. In certi momenti verrebbe da prenderli sulle spalle per l'entusiasmo che generano. Indubbiamente l'ipotesi di capolavoro è estremamente lontana, ma non importa. Il disco funziona. Le canzoni spingono. Gli ascolti reggono. Insomma, i Mersenne sono bravi. E sembrano ancora inespressi.
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