L'album sfrontatamente intimo delle due riot grrrls della provincia di Modena
Più che un disco senza peli sulla lingua, Boobsbumps è un disco pieno di peli. Ricoperto di peli, dalla testa ai piedi; peli che sbucano dalle calze a rete, dalle ascelle, ricci dall’inguine, neri tra le sopracciglia. Peli fieramente ovunque, insomma. Altro che senza.
Il secondo long playing delle Tacobellas, power duo composto da Valentina Gallini (voce, chitarra) e Greta Lodi (batteria), attivo dal 2018 (Total 90 è il loro primo album, uscito nel 2019), è rumorosissimo e irresistibile. Esplicito e giocoso, Boobsbumps vuole irritarci e solleticarci allo stesso tempo, con il suo sound iper punk e artigianale in pieno spirito do it yourself, le sue chitarre grezze, le batterie pestate, secche e sorde, e il suo cantato tagliente e spesso canzonatorio e fastidioso. Un "Riot Grrrls Manifesto” scritto e suonato non a Washington D.C. negli anni ’90 ma oggi, nella provincia di Modena.
Ispirato da band come Bikini Kill, Babes in Toyland e Bratmobile, icone del movimento riot-punk femminile, Boobsbumps è un dieci tracce interamente registrato, mixato e masterizzato dalle Tacobellas e pubblicato da Tafuzzy Records, La Barberia Records, Koe Records e Crass Lips Records. Sfacciato e home made, si apre con una sonora scoreggia che si trasforma in un pezzo da pogo immediato, Gay Bar, e prosegue con una fila di brani che mescolano post punk e garage, synth e noise. A volte ti prende per i passanti dei jeans e ti trasporta sottopalco, a ballare e sudare, come in Catz in space. In altre diventa più dark e weird, come in Mommy is not at home e Posing like Madonna.
Attraverso il loro sound orgogliosamente sporco, imperfetto e dissonante, il power duo vuole divertirsi e farci divertire, ma anche trasmettere dei messaggi precisi: il disagio provato verso una società ancora ben lontana dall’essere aperta, accogliente e inclusiva, cantato tra le altre in Cheinchun; le ansie di Bitchup (ricorda i Blondie, in versione hardcore); la depressione e la solitudine di I’m lonely; l’importanza degli amici, fondamentali in momenti come questi. Alcuni di loro hanno partecipato alla registrazione di Boobsbumps e a loro è dedicata l'acid ballad Song 4 r friends, che chiude il disco.
È Hairy Pussy Galore il pezzo più iconico dell'album: sincopato e tostissimo, se a un primo ascolto può sembrare un menù di vagine per tutti i gusti, di tutte le forme e i colori, Hairy Pussy Galore è più un chiassoso inno alla totale accettazione di sé e del proprio corpo, fuori da ogni schema e imposizione.
Boobsbumps è un disco intimo e sfrontato allo stesso tempo. Porta avanti lo stesso spirito dell’EP Don’t try this at home (2021), che apriva il brano Stinky Girls con la frase-audio "I'm not gonna do anything for anybody. I'm not gonna look good for anybody. Why should I? [...] I can be whoever I want to be" (Non farò niente per nessuno. Non sarò bella per nessuno. Perché dovrei? [...] Posso essere chi voglio), prima di esplodere in schitarrate martellanti. Riporta alla luce il movimento dirompente e affascinante delle riot grrrls americane, che alla voglia di fare musica associavano attivismo, anticapitalismo, rabbia e puro girl power. Ti fa venire voglia di mettere su una band tua, scrivere canzoni da strillare sul palco e fare quel che ti pare. Di non avere peli sulla lingua; solo sotto le ascelle. Brave.
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La recensione BOOBSBUMPS di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-05-04 13:54:00
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