Un album che straborda di idee, ma con l'ansia di dover stupire, ancor prima di comunicare e veicolare emozioni.
Levanzo è l'ultimo lavoro di Vigo, giovane artista vicentino della classe '93.
Si tratta di una raccolta di nove canzoni d'autore in salsa pop rock. Il concept è quello del viaggio, dell'uscire dalla propria comfort zone per ritrovare se stesso.
Venezia è subito un ottimo esempio delle sonorità di questo disco, con una batteria piantata nel beat, piena come il basso che suona rotondo e offre appoggio alle chitarre in bella vista e ad un pianoforte elettrico. A condire il tutto i cori.
Acustica La tabaccaia, con inserti di chitarra elettrica con tremolo e ancora canto e controcanti che si incastrano e si completano. Peccato per il missaggio che risulta un po' ingolfato sulle frequenze delle voci e restituisce un insieme un po' confuso e non sempre facilmente decifrabile.
Si cambia passo con Donne, dove i fiati riempiono e fanno arrangiamento insieme a batteria e percussioni mentre il pianoforte strappa accordi rapidi e incisivi. Si torna a rallentare nell'introspettiva Focolino, ballata che parte pianoforte e voce e che lascia intravedere un'energia che diventa evidente all'ingresso degli altri strumenti che danno letteralmente vita e brio alla canzone.
Pudico inizia con un bel mix di synht e pianoforte elettrico ad anticipare il resto dell'ensemble. La voce effettata risulta molto difficile da capire, ma l'andatura del pezzo incuriosisce grazie al sapiente utilizzo dei pieni e dei vuoti. Peter Pan è scansonata, con chitarre acustiche e sonorità un po' country, un po' hawaiane. Renè è gonfia di fiati, si muove strascicando piacevolmente e la voce sembra una voce da crooner ma è ancora solo il preludio per un cambio totale di passo, di armonia e di mood.
America è ancora piano elettrico, voce e fiati ma stavolta senza cambio di passo e senza particolari novità. Si chiude con Fantasia dove il tempo si ferma, nulla viene lasciato indietro o tagliato. Uno strumentale lunghissimo che vive di mille e più spunti e mille e più cambi di rotta.
In conclusione Levanzo è un disco pieno di spunti, una specie di all in musicale. Sembra quasi ci sia l'ansia, la smania continua di dover sorprendere con cambi di scena, con colpi di teatro, con voltafaccia armonici. Questo rende il lavoro difficile da recepire, complice anche un trattamento della voce che la rende poco intelligibile e difficilmente seguibile in tempo reale.
L'ascolto risulta dunque un po' difficoltoso e affaticante, benché la soglia dell'attenzione resti sempre alta grazie alle tante idee, talvolta troppe e contrastanti all'interno di una stessa canzone. Si tratta di un disco certamente poco discografico, ma che vale la pena di ascoltare, con l'orecchio riposato e uno stato d'animo ricettivo, altrimenti risulta di difficile fruizione.
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La recensione Levanzo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-05-16 17:54:26
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