Rock e elettronica, ruggine e post-cyberpunk, il nuovo inizio di Danjlo in un lavoro potente e intenso
Danjlo lo abbiamo conosciuto come autore delle musiche prima per le produzioni targate The Jackal e poi per altri lungometraggi, ma anche per le sue tante collaborazioni come musicista, dai post-rockers ‘Il Cielo di Bagdad’ fino agli Almamegretta, e come produttore. Lecito, insomma, aspettarsi anche una (altra) reinvenzione abbastanza radicale.
Eppure, il nuovo album del musicista aversano ci ha spiazzati: ‘Post Internet’ è un album pesante, ruvido e dolorosamente intenso, capace di abissi di rabbia e amarezza così come di squarci di luce e fragilità. Un viaggio viscerale, o forse ombelicale, che raccoglie tutti i detriti di una personalità inquieta per buttarli fuori utilizzando lo stratagemma di uno scenario post apocalittico e accattivante, quello di un mondo senza Internet in cui al conflitto nucleare sopravvive il genere umano ma non la Rete, lasciando agli umani il fardello di doversi confrontare nuovamente, senza filtri, con i sentimenti e le relazioni interpersonali.
Introspezione, distopia (o utopia?), pesantezza e fragilità declinate con la stessa intensità, un dispositivo di archiviazione DIY ideato apposta per la release dell’album; se a qualcuno sono venuti in mente i Nine Inch Nails non crediamo si tratti di un paragone mal riposto, perché i tormenti della creatura di Reznor sono un richiamo costante nelle 9 tracce del disco, che risuonano nei versi taglienti e sussurrarti, in un certo utilizzo delle chitarre e dei synth, nei ritmi lenti e implacabile e nelle architetture sonore spaziose e imponenti, dove tuttavia l’energia sembra rimanere intrappolata, per essere liberata solo a comando (Regine del niente, Acqua, Nella testa dello scemo). Nei momenti più melodici e in quelli più groovosi qualcuno forse ricorderà anche gli episodi più pesanti dei Subsonica, sempre troppo sottovalutati da questo punto di vista (vedi il pattern drum n’bass di Regina del niente).
Eppure, tutto è avvolto da una luce distintiva, e la palette cromatica di ‘Post Internet’ non lascia margine di confusione con quella dell’industrial e della classica estetica cyberpunk: qui tutto è sporco di sabbia, terra e ruggine, come tanti paesaggi delle nostre coste martoriati dai ricordi di velleità industriali o megalomanie turistiche, cicatrici di promesse di progresso come quelle che potrebbe portare un mondo post-digitale. Da questa sfumatura fondamentale, che interagisce anche con la sonorità caratteristica dei testi in italiano, ‘Post Internet’ ricava una sua identità personale, relativamente indipendente dalle sue (evidenti) influenze. Un mix di heavy rock, elettronica, melodie efficaci e tensione emotiva cuciti con un suono non troppo vecchio e derivativo, ben arrangiato e ben suonato, è qualcosa che probabilmente nell’offerta musicale degli ultimi anni era mancato.
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La recensione Post Internet di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-07-03 19:23:52
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