Motel Connection
Do I Have a Life? 2006 - House

Do I Have a Life?

“Do I Have a Life” è il nuovo album dei Motel Connection anticipato nel 2005 dal singolo “My Dark Side”. Un album coeso dentro e fuori, col carattere indistinguibile del trio torinese formato da Samuel (voce Subsonica), Pisti (Dj house) e Pierfunk (ex-bassista Subsonica). M.C. distribuisce pezzi di notte e alba. All’house più cattiva o acida, si alternano brani di elettronica minimal più malinconica. Con uno stile consolidato fatto d’house e fantasmi, nel nome di un’elettronica mista a rock che riempirà le notti italiane e non solo (uscirà anche all’estero).

Ma non significa che c’abbiano sorpreso né sospirato qualcosa di diverso. Il groove musicale funziona ed è per questo che non ha subito variazioni rispetto al passato. Per questo risulterebbe superato, se non fosse che a contatto coi testi crea una scintilla. Che fà la differenza. M.C. si riferisce soprattutto a teenagers e trova qualcosa da dire loro, e poco importa se quello che c’è da dire non è felice.

La prima traccia è un parlato a due voci (maschile e femminile) a metà tra monologo di riflessione, predica e autoipnosi da fitness training. "Do i have a life or i’m just living", con una base di genuina house di "Pa pa pa" che è anche il titolo del brano. Il secondo singolo, “Sparkles”, già in rotazione radio, fermaimmagina mostri mentre tutto intorno flashano scatti ombre riflessi e allucinazioni. Vengono in mente Spiller e Whirlpool Productions. “Car by car” ha un’aria funky dal ritmo irreprensibile. “Every boy and girl” è dark dance avida e notturna, un fondo di riflessione, come all’alba di una notte sfrenata. “Kiribiri” è una polpetta dance in mezzo a tante altre. Minimal electro in “When the night comes down” per rendere l’atmosfera aulica e chiedersi: perchè noi creature di sole cerchiamo l’ombra della notte? In “My dark side” la voce è strozzata e ribelle come di un uomo sulla sedia elettrica. Le tracce si richiamano costantemente come nella fluidità di una serata dance. Gli effetti (un convoglio dei sound più 'trendy' presi in prestito all'attuale panorama dance) si rincorrono per tutta la durata del cd, e così pure le frasi, i temi, le melodie. Samuel è una specie di assicurazione: salva qualche pezzo inconcluso con la sua intonazione ad hoc e lo sdoppiamento effettato della voce.

M. C. gioca con le macchine, le sintonie e le connessioni divertendosi e facendo divertire gli ascoltatori. Tra suoni raffinati, house ‘tradizionale’ alla Faithless e Daft Punk e cupaggini rock. “Do I Have a Life”: più un viaggione solitario che musica da club, più da ascoltare in cuffie che in concerto. Speriamo che all’estero non la scambino per italodisko.

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