Il disco dei napolitani Gnut non sembra un nostro contemporaneo. Sembra rifarsi a cose molto più in là nel tempo. Quelle versioni unplugged che, anni fa, i grandi complessi rock regalavano ai loro fan. Insomma, un background rock da Litfiba et similia. Si offendono se li paragono a una versione “normale” dei Marta sui tubi? I giochi della voce sono simili ma la band che c’è dietro suona molto di più. Fiati forti, una band potente che suona decisa. Nessuna incertezza a bassa fedeltà e la sicurezza di un lavoro che deve suonare, a tutti i costi, bene. Facciamolo suonare, va bene. Ma i pezzi sono pochi. Resta un ep che non fa presagire ancora la possibilità di raggiungere la scrittura certa di un album più lungo. Perché se su 5 canzoni solo 2 sono veramente incisive - “Esistere”, un po’ alla Cocciante ma decisamente intensa e “Stimoli”, bossa energica dal ritornello sognante - e le altre sono divagazioni sul tema (jazzy folk acustico) vuol dire che nel songwriting c’è ancora da lavorare. Ma c’è tempo per quello. Non è la preoccupazione più importante. L’importante è che restino nel nostro patrimonio musicale. Alla prossima.
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