Una tenera analisi dei rapporti umani in un gioioso folk da strada
Mentre sto scrivendo questa recensione, piove fortissimo fuori dalla finestra e ho guardato un funerale in tv. Questa canzone, Umani, primo singolo del terzo disco dei Cinque Uomini sulla Cassa Del Morto arriva a concludere perfettamente la giornata e a incorniciare questo momento. Anche l'inizio della canzone con questo arpeggino di piano e il tappeto di archi ricorda un temporale quasi-estivo, con un battito di mani a disegnare nella testa un parabrezza o una finestra bagnata dalle gocce. «Piove, mi cade l'acqua sulla faccia, non me ne accorgo». Eh, appunto.
«Siamo pur sempre esseri umani, non sappiamo più essere umani» pare un gioco di parole, una allitterazione anche un filo inflazionata ultimamente nelle canzoni o nella comunicazione, eppure qui l'analisi del rapporto tra le persone prende un'altra strada, piena di dubbi ma anche di tenerezza. «E diciamo cattiverie se non sappiamo cosa dire», prende un'altro senso, alla luce di ciò che ha riempito il mio televisore fino a poco fa, quasi a volermi riprendere e tirare per la giacchetta, così come «dimmi perchè, dimmi cos'è che mi fa dubitare di quelle facce viste mille volte». L'invito è a mettersi nei panni dell'altro, di quelli «sulla nave», di avvicinarsi e guardare con i propri occhi cosa vivono gli altri.
Un folk da strada che mette allegria ma che non si perde tra mille influenze, tenendole ben presenti e mantenendo una collocazione pop semplice forte e centrale che non farebbe cambiare canale se la beccassi in radio, ma che anzi, fa venire voglia di cantarla in coro. Anche quando arriva un break strumentale con un virtuoso quasi-solo di batteria, qui è tutto funzionale al brano. Dall'arrangiamento suonato benissimo, alla produzione che non solo amalgama i suoni ma li valorizza uno ad uno, a partire dal riff di archi che ti prende per le orecchie e ti trascina a ballare e viaggiare con la band.
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La recensione Umani di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-05-14 12:26:00
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