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s_02 FREAKSHOW 2023 - Rock, Rap, Crossover

s_02 FREAKSHOW
16/07/2023 - 13:31 Scritto da Sergio Sciambra

Il mondo visto attraverso l'horror e cantato attraverso il crossover nel disco della band mantovana

Chitarre distorte, barre rappate, analogie tra la società e l’iconografia horror classica, tra Venerdì 13 e mostri vari; con queste rapide coordinate, sarebbe comprensibile ascrivere i Sons Of Shit (più discretamente SOS) all’area del nu metal, che peraltro sta recentemente vivendo una sorta di revival. E invece il quartetto mantovano è vicino ad una formula più leggera e melodica di rap rock, che prende sicuramente dal canone internazionale del genere, conservando comunque uno sguardo per il sound e l’estetica a stelle e strisce (il bel riffone di Fastidio rimanda quasi agli inizi thrash di Anthrax e Public Enemy), ma si qualifica tutto sommato come una via decisamente italiana al crossover. Quello che per esempio è stato percorso da Caparezza, che qui sicuramente riecheggia, almeno nelle intenzioni, in un certo approccio ai testi, ma più di recente anche dagli esordi dei Måneskin, che forse percepiamo più distintamente.

Un rock classico con barre dalla velleità anticonformista, elementi punk, l’alternanza con ballad riflessive o drammatiche, qui declinate con taglio a metà tra auto narrazione rap, commentario sociale fatti di cronaca raccontati in prima persona. Siamo sicuramente davanti ad un lavoro sentito e pensato, con un sacco di cose da dire. Si tratta perlopiù di cose già sentite e tutt’altro che imprevedibili, ma questo tutto sommato è secondario e non pesa molto davanti all’energia spontanea di alcuni brani (Fastidio, Venerdì 13). Quello che invece pesa è un’esposizione che ogni tanto scivola nel didascalico (Nido degli Angeli), o che si appoggia a forme espressive stantie (è veramente ancora necessario usare puttana come metafora dispregiativa anche in un rock che si presenta come acuto e anticonformista?).

È così che quelli che potrebbero essere degli onesti testi diretti e senza fronzoli, al netto di qualche buon momento, rischiano di passare per qualunquisti e poco originali. Per far emergere questa semplicità nel suo lato migliore, probabilmente serve ancora un po’ di lavoro di cesello sui testi, ma anche sui suoni, levigando quelle asperità che ogni tanto fanno traballare qualche melodia e suonare poco compatta una strofa. 

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