I suoni acidi ci sono, gli orizzonti lisergici pure ma anche quella dolcezza di fondo che ti fa dire: "Perché no, ascoltiamone un'altra". Questa è, grosso modo, la mia esperienza nei confronti del disco di oggi, ovvero Liburia trip dei Brigan, un disco nei confronti del quale nutro sentimenti contrastanti. Se infatti apprezzo, in modo deciso e "compiuto" l'insistenza sulla parte più ritmica dei pezzi alle volte, specie nella prima parte del lavoro, ho ascoltato troppe soluzioni semplici e semplicistiche, che vanno un po' a rompere la magia e l'ampiezza delle voci contenuti qui dentro.
"L’aspetto ritmico ostinato, che mantiene intatto il nucleo della tradizione di Terra Felix, crea unendo in maniera simbiotica tamburi ed elettronica una nuova pulsazione, un sound ibrido che si innesta su tessiture sintetiche, voci e field recordings. Quello che emerge è un lavoro sottile tra forma e decostruzione, in un articolato intreccio di rapporti tra passato e presente, tra tradizione e necessità di creare sulle ceneri di essa".
Potremmo definire, alle volte, Liburia trip un viaggio technicolor trasmesso però da una tv in bianco e nero a tubo catodico: c'è, perciò, un centro qual scarto tra desideri e realizzazione ma, talvolta, proprio questa scarto suscita nell'ascoltatore interesse e fascino nei confronti della band campana. Una band folk ed elettronica, senza ombra di dubbio, da tenere d'occhio.
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