Gli Inaria sono una band veronese che ha debuttato a marzo con il primo singolo, Pazzo maniaco. Dopo un mese esce il secondo, un brano alternative rock con influenze stoner e grunge, Diffidenza.
Sulle chitarre graffianti la voce distorta del cantante si scaglia contro "una vita infelice". Alzarsi al mattino, prendere la macchina, andare al lavoro, tornare la sera. E poi ancora, giorno dopo giorno. Con le mani strette sul microfono urla, mentre il basso garage rock sfonda le casse degli amplificatori. Sono grunge, a tratti ancora un po' timidi, come i Måneskin di Chosen. Ma per essere al secondo singolo hanno un buon equilibrio.
Picchiano forte sulle corde e sulle pelli della batteria, ma la marcia in più la dà la produzione. C'è una distorsione su tutte le tracce nel ritornello, un clip nella parte giusta della canzone giusta. Un piccolo dettaglio che mi ha trasportato in un garage addobbato come un locale punk. Davanti c'è una band che salta e spacca gli strumenti su un piccolo palco. Un buon inizio per la band di Verona.
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