Kenzie potrebbe essere una vecchia conoscenza per chi segue il rap italiano prima del boom degli ultimi anni e magari si appassionava al fermento della scena freestyle degli anni zero e di uno dei suoi simboli, il torneo 2 The Beat, di cui il nostro è stato uno dei protagonisti per qualche anno.
Una carriera di tutto rispetto, che però lo ha sempre tenuto piuttosto lontano dall’attenzione del grande pubblico. Forse è anche da qui che arriva una forte spinta a reinventarsi e sperimentare, come ad esempio con questo progetto che lo vede accanto al cantante Bleach. Distanti per stile e formazione, i due incarnano anime diverse: una legata al linguaggio del rap italiano di quel periodo a cavallo tra anni Zero e ‘10 che ormai ha assunto lo status di golden age pre-inflazione, e uno più cantato, incaricato di ritornelli e bridge melodici. È proprio nell’interazione tra il registro cristallino di Bleach e le produzioni che si gioca la varietà stilistica di ‘Timelapse’: siamo nell’ambito di quel linguaggio della canzone italiana nato negli ultimi anni all’interno dell’egemonia rap e spesso (come in questo caso) incorporando elementi rap, ma nel corso dei dieci brani della tracklist le sfumature sono diverse. Tocchi di R&B, funk, accenni hyperpop e post-punk emo, malinconia elettronica su morbide produzioni garage o pseudo-afro.
Tanti i richiami possibili, dai Casino Royale in giù, ma anche giocando con il già sentito 'Timelapse' riesce a ritagliarsi una sua identità, soprattutto intonandosi costantemente ad una precisa coloritura di mood: nei ritornelli più struggenti, così come quando si rappa veloce sul beat (l’ottima con il Re Mida Murubutu), il tono rimane sempre introspettivo, riflessivo, attraversato da una certa malinconia. Si parla di passato, si fanno domande difficili, si affrontano demoni, e anche quando l’elettronica spinge un finto party-anthem, in realtà a parlare è un rapporto conflittuale con la dimensione della socialità tradizionale (Mal di testa).
Non siamo, comunque, davanti ad un album troppo peso: sarà l’esperienza, sarà qualcos’altro, ma il racconto di Kenzie e Bleach ha in filigrana un vago, precario, senso di serenità, o almeno di fermezza nell’affrontarsi e raccontarsi, che emerge anche grazie ad un paio di momenti necessari di alleggerimento (il singolo Leggero con Claver Gold e la simpatica, non imprescindibile, Mi va bene così).
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