Buona la nuova prova in studio per la band cuneese tra pop nostrano e diramazioni internazionali che donano respiro a un prodotto multiforme anche se comunemente settoriale
Uniti da profondo e longevo spirito di amicizia, ma anche dal desiderio di dare vita a creazioni che rientrino in un determinato principio compositivo permettendo, però, ad ognuno di esprimere le proprie singolari individualità artistiche, gli Autoradio si guadagnano parte del proscenio delle nuove produzioni nazionali grazie a un approccio sonoro aderente, certo, a chiari e arcinoti riferimenti passati ma capace, ad ogni modo, di esplorare soluzioni differenti alla ricerca di una forma e una sostanza prive di particolari scontatezze e ridondanze.
Quello proposto dalla band piemontese in un album come Ultrapop è, per l'appunto, un approccio pop con tendenze cantautorali di agevole orecchiabilità e gustose potenzialità di divulgazione radiofonica. Questo non vuol dire che l'opera in questione sia da archiviare unicamente sotto etichettature di mera commerciabilità in cerca di chissà quale posizionamento sul mercato di canzoni nostrane. Pur rientrando stilisticamente nei ranghi di uno stile compositivo da vendita al bancone, infatti, Ultrapop, in uno sguardo d'insieme, riesce a mantenere vivo un certo interesse nei confronti di tematiche e soluzioni compositive mai banali e mai completamente asservite a metodiche di scrittura da tavolino.
Anche se la basilare predisposizione di taglio marcatamente indie tricolore si fa sentire a gran voce tra i ranghi di un formato canzone gustosamente 'sixties' sia al di qua (Biglietto per Madrid, Franco – Se posso essere, Io ti comprerei) che al di là dei confini nazionali (Amore mio non temere perché), dimostrano un approccio di ben più ampie vedute diramazioni funkettose in controtempo (Benvenuti a tutti), echi beatlesiani in revisione personale in chiave leggermente psichedelica (Limonata) o in devozione al miglior Tom Waits da saloon metropolitano (Auto blu), brandelli modern-soul (Ehi amico) che convergono vergo spunti rock'n'roll primigeni (Occhi neri) e saporite escursioni pseudo-swing che colgono quasi di sorpresa l'orecchio meno preparato (Ma senza motivo).
In definitiva, niente di nuovo approda sulle sponde di un ascolto potenzialmente desideroso di escursioni strutturali per fuoriuscire da un panorama nostrano – spesso anche indipendente – sempre troppo ancorato a soluzioni di facile e rapido consumo, ma riuscire a mantenere così alto il livello di attrazione sensoriale, concedendo anche sprazzi di quel lusso chiamato divertimento, non è qualità comune a chiunque desideri addentrarsi nello sterminato mondo della canzone.
---
La recensione ULTRAPOP di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-06-13 16:12:04
COMMENTI