L'inizio suona come l'incipit del Re Leone, suoni vocalici scanditi con fermezza, e si può dire che la storia raccontata abbia una cosa fondamentle in comune con quella di Mufasa: una rovinosa caduta. Fetonte, figlio di Apollo, non verrà calpestato da un branco di gnu in corsa, ma sarà abbattuto da Zeus, e fatto precipitare in un fiume per spegnere le fiamme del carro del sole.
Pambianchi, cantautore ferrarese dal nome bizzarro e quasi culinario, si è fatto portatore del mito di Fetonte, in una cornice elettro pop molto standard, dai toni radiofonici molto spiccati. Foce è un tentativo di rendere mainstream sezioni mitologiche di nicchia componendo un brano che andrebbe in alta rotazione nei bar delle spiagge, se solo ci fosse alle spalle un grosso nome a sostenere il progetto
Gregorio Pambianchi racconta saggiamente il mito da un punto di vista laterale, ossia quello di una ninfa che reagisce al crollo del giovane, per poi trasformarsi in pioppo. Le strofe godono di un buon incastro lirico, le parole scorrono lisce e senza senso di artificiosità, ed è proprio per questo che ci si sarebbe aspettati forse qualcosa di più sul piano del sound, appiattito e quasi annullato da tastiere senza anima. La penna di Pambianchi, incontrando un po' più di coraggio, potrebbe dimostrare cose importanti.
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