Volontariamente sradicato da ambiti professionali per forza di cose limitanti come il complesso e vastissimo mondo del sound design sia cinematografico che televisivo, il compositore siciliano - veneto di adozione - Antonio Ministeri decide di giocare le sue carte accoratamente migliori puntando quasi tutto sulla produzione di un album in studio, In bloom, onestamente sublime quanto a capacità compositiva e complementare intuito per ciò che meglio si addice a un orecchio umano in cerca di stasi e quiete sia mentale che corporale.
Il connubio tra matrice classica e predisposizione sperimentale in termini di sonorità dilatate si rende subito evidente grazie a inossidabili aperture ambient di sapore contrappuntistico notevolmente dedite alla creazione di atmosfere eteree e, anche per questo, particolarmente coinvolgenti in termini di trasporto cerebrale verso orizzonti sonori ora da soundtrack perfetta (c'è tanto Max Richter, nello specifico del rapporto tra assoluto spirituale e partitura per archi), ora da opera vera e propria meritevole di palcoscenici sinceramente prestigiosi (Breath). Il sentore neoclassico si fa ancora più vivo dove egregiamente presente è anche una magistrale inclinazione al refrain minimalista steso su cinque righe e quattro spazi di puro amore per la scrittura (In bloom), ma rispondono puntualmente all'appello anche i primi vagiti elettronici non tanto in funzione strutturale quanto in vece di invisibile supporto emozionale per arrangiamenti sottilissimi in merito a bagaglio cognitivo su come si possa rendere al meglio l'efficacia di melodie e rispettive dinamiche attrattive anche da un punto di vista diversamente pianistico. Lo spettro di Sakamoto aleggia consenziente, infatti, sulla magnifica Clouds come anche sulle riflessioni a cuore aperto di Lieve, mentre le migliori idee di Sylvian e Fripp intervengono magnificamente sulla sublime Blackout che fa da trasbordo verso lidi arpeggianti ma sempre in linea con le impostazioni richteriane basilari (Unstable), forti di direttive che, però, mai accettano di mettere da parte incursioni non timide nel chiamare in causa anche il signor Eno per resoconti cognitivi tendenti ad infiniti universi possibili (Glimmer).
Emozionalmente parlando, In bloom è un lavoro a dir poco magnifico per ciò che concerne la capacità di fare della scrittura musicale qualcosa di ancora realmente fondamentale per il trasporto puramente umano che un linguaggio così alto e sublime riesce ancora a garantire al senso stesso del pensare un certo tipo di musica al giorno d'oggi. Merito anche di una interpretazione strumentistica memore di vere e proprie lezioni di stile provenienti dal passato ma, al contempo, impaziente di tracciare il proprio percorso sulla scia di discorsi umorali che tralasciano il quotidiano per tendere a un infinito dove spazio e tempo non hanno alcuna ragione di esistere se non coesi verso un unico scopo animistico.
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