Ci sono dischi forti per l'attitudine dell'artista o della band, altri per l'idea che sta dietro al lavoro e altri ancora per le particolari circostanze nel quale vengono registrati. Mføku di Simone Faraci è un album che racchiude una fortissima ispirazione e che talvolta ci regala anche delle piccole/grandi perle come "Marusi". Insomma nell'elettronica dell'artista bolognese si rispecchia l'animo inquieto e cangiante di un musicista che tenta, appunto tramite la propria arte, di interpretare il tempo presente. E, a mio avviso, lo fa bene, in special modo quando lascia/si lascia andare totalmente allo sperimentalismo più puro. Non un album semplice, questo, lo voglio scrivere onde evitare di far passare un'idea a mio avviso errata ma se avrete la pazienza di seguire Faraci in questo viaggio ne verrete premiati.
"Mføku è un lavoro sul tempo dell’ascolto e sulla memoria. Sulla prevedibilità e imprevedibilità dei percorsi che una musica può prendere. Sulla presenza della musica come elemento di un paesaggio sonoro, sulla musicalità del paesaggio sonoro. Mføku è un lavoro in cui gli opposti si trovano a coesistere, a condividere uno spazio sonoro liminale, dove musica e non musica si confondono in un gioco di specchi. È anche una riflessione sul modo in cui sta cambiando il modo di ascoltare nella nostra cultura, immersione siamo in un paesaggio sonoro che sembra fare da specchio all’angoscia pervasiva causata dalla frammentazione del tempo delle nostre vite".
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