Nella sua nuova prova su disco, il quintetto bassolaziale porta avanti un importante discorso stilistico a cavallo di un folk cantautorale non privo di considerevoli spunti esterni
Paesaggi marini, sagome di pescatori alla fioca luce delle lampare, sogni, desideri, affetti, amori, stelle tanto salvificamente comete quanto ineluttabilmente cadenti, cielo e terra, confini e orizzonti illimitati: sono tutte apparenti antitesi – in realtà necessarie complementarità a scopi universalmente esistenziali – che fanno da traino per l'accorato viaggio proposto da Calamai, il nuovo album in studio del quintetto bassolaziale Chicken Production, precedentemente duo (aperto a collettivo) ora ampliato a quintetto per fornire al meglio delle proprie possibilità un impianto folk cantautorale volentieri aperto ad influssi esterni ma comunque dotato di solide e irremovibili basi identitarie.
L'utilizzo delle personali inflessioni dialettali contribuisce a inquadrare l'aspetto concettuale in territori socioculturali ben definiti, ma la varietà stili (più che generi) messa in tavola consente ai rispettivi artefici di spaziare sia in senso puramente creativo che in ambito tematico. La matrice basilare è certamente ascrivibile a impostazioni di formato prevalentemente folk (Aria nova, Stong' accà), ma non mancano considerevoli elementi gradevolmente alternative-pop-rock semiacustici (Giacca) così come predisposizioni maggiormente cantautorali di pregevole fattura sia per scrittura che per arrangiamento (Mai stai).
Importanti, però, sono anche le due collaborazioni presenti in scaletta, specialmente per il modo in cui mettono a proprio agio gli ospiti in territori altrui resi amichevoli e confortevoli in quanto preparati a dovere per accogliere al meglio l'espressività dei rispettivi nomi. È il caso, ad esempio, del simil-punk-rock messo a disposizione dell'estro di Giancane in Nen di na parola e – forse ancor di più – del genuino reggae abilmente strutturato per la creatività dei Mellow Mood in La Marina. Ma al di là di una così pur ampia, onesta e considerevole dimostrazione di bravura a cavallo tra i generi, è la profondità umanista e narrativa a fare da pilastro portante tanto per l'opera in questione quanto per il progetto in sé nel suo complesso (splendidi gli abbracci universali di Senza mai durmì e Sentinelle di stelle).
Perciò un plauso va sicuramente alla enorme sincerità di intenti e alla complementare – per quanto mai semplice – capacità di immediata e longeva traduzione in parole e suoni per ciò che altrimenti rischierebbe di restare nell'animo di pochi singoli senza riuscire ad esplodere in favore di simili bisognosi sulla faccia di un pianeta sempre più povero di veri contenuti.
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La recensione Calamai di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-10-09 15:48:49
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