dellarabbia lunganotte 2023 - Cantautoriale, Rock, Alternativo

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Un muro di suono, esaltante da scalare mentre le parole ci scavano una voragine nel petto. Un disco che affonda il colpo e ti costringe a guardarti dentro.

lunganotte è il nuovo lavoro di dellarabbia, collettivo musicale laziale attivo dal 2018.

Si tratta di una raccolta di undici brani in stile alternative rock con un fil Rouge che è quello delle implicazioni socio-psicologiche portate in primo piano dal biennio 2020-2022, gli anni della pandemia mondiale di Covid19.

Si parte con la potentissima L'Ultimo saluto, con basso e batteria piantate nel beat che offrono un muro di suono sul quale si poggiano delle chitarre distorte granitiche e una voce capace di ruggire pur mantenendosi abbastanza pulita e intelligibile.

Ora o mai si presenta subito con un cambio di passo ritmico: si accelera e cassa, basso e chitarre insistono su degli obbigati che favoriscono il groove e danno potenza al sound. Il ritornello è un'esplosione d'energia senza filtri in cui si aggiunge un bel pianoforte e poi un synth monofonico.

Le distanze inizia dando spazio alla vocalità e alla melodia ma anche qui si sente crescere un'energia rabbiosa data da un senso di immobilità coatta, un lockdown fisico e mentale. Esplode il ritornello, ma è più pettinato rispetto al brano precedente.

La marea è introdotta da un arpeggio di chitarra acustica. La voce ha ancora occasione di distendersi e fare sentire la propria grana tendenzialmente pulita e precisissima. Anche il pre-chorus resta molto intimo con l'aggiunta di un semplice pad. Ancora un volta è solo l'inizio di una scalata verso la liberazione di un'energia che sembra davvero ruggire silenziosamente in attesa di un'esplosione.

Il ritorno con un intro di batteria e "rumori" di chitarre dà un senso di aggressività ma anche di controllo. Le frasi di synth sono puntuali e chiudono un intero giro armonico. La voce è piena, grazie ad armonizzazioni di ottava. Il tempo della batteria è una quasi dance che però, sopra un arrangiamento del genere non alleggerisce il sound, semmai lo rende ancora più piantato sul groove.

La Crisalide è un gioiello delicatissimo, già dall'intro si sente che si tratta di una canzone a cuore aperto, un'anima che si apre senza filtro. La voce da un'ulteriore lezione di classe e essenzialità. Non ci sono orpelli eppure scintilla di luce propria. Anche l'ingresso del resto dell'ensemble rispetta questo mood e, per quanto la canzone intraprenda la strada del rock elettrico, questa rientra senza dubbio nella categoria delle ballate.

Sonnambuli riprende un discorso momentaneamente accantonato prima: aggressività, alternative rock rabbioso e gli occhi aperti su un presente impensabile fino a ieri. I testi riescono sempre a tracciare linee semplici che, senza anse o ripiegamenti strani, colgono il centro di un ragionamento. Non è poesia, sono testi che aderiscono perfettamente alla musica e rispondo alla logica ritmica della musica, ancora prima che della lingua.

Il problema parte con un piano elettrico  e chitarre tremolanti e la voce è subito a regime. Dura il tempo di una strofa, poi la batteria e il basso prendono il loro posto con un incastro ritmico di cassa che fa camminare bene il brano. Nel disordine fa subito sentire il graffio della chitarra nell'intro e parte già in tiro. Probabilmente è la canzone più standard pop del disco, ma si fa ascoltare e sembra quasi dissetante, frizzante ma non troppo, alcolica il minimo per andare giù piacevolmente senza ubriacare.

Perdere la testa è un treno già partito in un riff di chitarra elettrica. Cresce poco tra le due strofe, anzi non cresce per niente per poi smarcarsi in un ritornello carico di accenti in levare che spezzano il ritmo fin troppo statico delle strofe.

Si chiude con L'alba, la canzone più lunga del disco. Voce e chitarra acustica esordiscono con un testo evocativo e carico di "acciacchi" da vita vissuta. Il ritornello si mantiene intimo anche se la voce può spaziare più in alto nella sua estensione. L'ingresso degli altri strumenti stavolta sembra un po' troppo telecomandato, già sentito. Peccato, perchè il testo rende e forse meritava una base ritmica meno "nervosa" e più quadrata di quella che la batteria orchestra nella strofa dopo il primo ritornello e da lì, per tutta la canzone.

In conclusione lunganotte è un disco sorprendente per sound, carattere e capacità di suscitare emozioni. C'è dentro un'energia potenziale che quasi sempre riesce a sprigionarsi in maniera positiva e ben canalizzata. C'è dentro inquietudine, disagio, bisogno di nascondersi dentro se stessi ma anche di cercare una vita d'uscita da un'immobilità che è sia interiore che fuori da se stessi. Il lavoro di produzione, gli arrangiamenti e il missaggio restituiscono un disco potente, un muro di suono che esalta l'ascolto, aiutando la secrezione di ottima adrenalina.
Un disco che merita tanta fortuna e uno spettacolo live all'altezza di tanta bellezza.

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La recensione lunganotte di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-08-17 17:23:31

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