“Dentro” la musica di un introverso: l’album più introspettivo di Gazzelle che mette a nudo paure e fragilità e che ci rende nostalgici
Diciamolo: ad un primo ascolto, l’ultimo disco di Gazzelle non è tra i miei preferiti e pure... Dopo i fasti di “Superbattito” e “Punk”, “Dentro” è l’album di passaggio tra la spensieratezza degli esordi giovanili e la complessità del diventare adulti (e famosi). Il nuovo canzoniere è composto prevalentemente da ballate pop che caracollano dietro l’umore scuro dell’autore ed è anche il lavoro più ambizioso di Gazzelle. Lo si capisce dagli ospiti coinvolti a vario titolo nella costruzione dei pezzi (Thasup, Fulminacci, Noyz Narcos) e dalla cura con cui è stato confezionato il prodotto finale. Da un lato, il sound elettro-pop e il solito, buon estro melodico, permettono di intonare motivetti appiccicosi come zucchero filato, dall’altro, sonorità più intimiste segnano il passaggio verso una nuova esperienza esistenziale, dunque artistica, di Gazzelle. “Dentro” raccoglie infatti piccoli e grandi cambiamenti di vita, riflessioni sul tempo che passa, su come alcune vicende, a volte, spezzano l’incanto, la spensieratezza dei giorni leggeri. Forse, per questo, il disco suona con minor freschezza, e ci presenta un artista più dolente, più amaro.
Un certo disagio circola nella traccia di apertura “Qualcosa che non va”, su cui si allunga l’ombra di un songwriting autunnale che, in “IDEM”, è anche una languida invocazione amorosa. L’umore notturno di “E pure…”, che vive di nostalgie e speranze, e l’atmosfera meditativa di “E’ andata come è andata”, sono complementari; in essi c’è tutto quello che serve per comprendere l’album: buona capacità interpretativa, respiro esistenzialista, intensità per piccoli live e carica per ampie platee. Ma è “Quello che eravamo prima”, con Thasup, che ruba la scena, e lo stesso accade quando Fulminacci e Noyz Narcos duettano, con il padrone di casa, in “Milioni” e “Roma”: ogni canzone è il risultato di una convivenza con gli ospiti che l’hanno abitata e aggiunge stelle sparse all’album. “Flavio” e “Michelino”, invece, portano con sé un leggero senso di malessere, una sensazione di caduta sospesa, ma lasciano aperta la possibilità di fuggire da ciò che non ci piace come tentativo per essere migliori. La dimensione ballad acquista una dimensione più alta, più intensa, nella composizione che rappresenta l’unico antidoto alla nevrosi: “La prima canzone d’amore” ci conduce dritti “dentro” la vita, in un flusso pacifico di ritrovato equilibrio.
Quindi, a ben ascoltare, “Dentro” è un lavoro diverso dal passato e possiede una coerenza intima, sommessa, che colma ogni spazio senza mai tracimare. Ad alcuni forse mancherà la freschezza, l’energia delle prime produzioni, e “Dentro” apparirà come un ritorno a casa, di notte, stropicciando gli occhi alla ricerca di un passaggio, con il “superbattito” di un club ancora nel petto.
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La recensione Dentro di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-06-06 23:47:00
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