Chi primo arriva meglio alloggia. Non è sempre vero. Chiedetelo a mr. Fabio Vinciguerra che, per citarne solo una, propose alla fine del '98 ad alcune case discografiche una versione in italiano de "La Flaca". Poi, abbiamo visto come è andata a finire.
Il suo progetto Criminal Party fonda le radici nell'ormai remotissimo 1986, poi le solite vicissitudini, come accade ad altri 10.000 gruppi, gli anni sono passati ed altra gente ha fatto fortuna con idee simili a quelle che avevano ispirato Vinciguerra sin dagli inizi: "eravamo stati uno dei primi gruppi nazionali a proporre il garage-punk con voce femminile e liriche in italiano, ma non se ne accorse quasi nessuno!".
Oggi, la soddisfazione di veder pubblicati questi 15 brani, vera e propria summa dell'esperienza della band, in pratica composta dallo stesso Vinciguerra, dalla vocalist Valentina Guarino e da tutta una serie di musicisti che con gli anni si sono alternati dietro i piatti, al basso e alle tastiere, con registrazioni che coprono un arco di tempo compreso fra il '96 e il '97, più le 3 bonus tracks che risalgono addirittura all'87. Queste ci presentano una vocalist differente, a cui tuttavia preferiamo Valentina, e una ruvidità di esecuzione (e registrazione) degna del miglior garage punk low-fi. Rispetto ad esempio ai Prozac+, la proposta dei Criminal Party è maggiormente articolata, meno "leggera", con canzoni che spesso vanno ben oltre i 3 canonici minuti punk, ma non per questo meno abrasivi e potenti, e all'occorrenza anche più introspettivi, con inserti di chitarra acustica "Nati per perdere": sarà mica un titolo programmatico?), pianoforte (la ballad "Amanti perduti"), assoli melodici e persino chitarrismo spagnolo ("Gitani").
Va certamente riconosciuta a Vinciguerra (oltre all'indiscussa padronanza della 6 corde), la perseveranza nel continuare a coltivare il proprio progetto, e l'aver probabilmente precorso un trend, in pratica in anticipo di un decennio: questo omonimo CD è quindi un riassunto, un modo per tirare le somme sull'opera sin qui compiuta; questo scritto, invece, è un invito a proseguire imperterriti per la propria strada, scrivendo nuovi brani e cercando di dar loro degna distribuzione, senza eccessivamente fermarsi a rimpiangere il passato e le possibilità mancate e perdute. Questo rock è come il salame (quello buono, quello casalingo!), quando lo affetti, lo devi magiare subito, rinchiuderlo in frigo è un vero peccato: forse troppo a lungo queste registrazioni sono giaciute in un cassetto, perdendo così la loro freschezza originaria e suonando oggi in alcuni tratti come esercizi di stile, ma si sente che la carne è buona, che l'insaccato aveva il giusto condimento. Ne vogliamo ancora, meno stagionato possibilmente.
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La recensione Criminal Party di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2000-03-16 00:00:00
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