Ammetto, molto candidamente, come non sia stato affatto facile redigere questa recensione. Infatti ho ascoltato lungamente e molte volte Sono fatto così di Nyco Ferrari e non tanto perché sia, in qualche misura, un disco particolarmente complicato quanto perché volevo bene capire il fine ultimo delle cose, ovvero il perché di un lavoro del genere. Un album, infatti, che è in netto contrasto con la "storia" dell'artista fin qui e che va, quasi, in opposizione con quanto fatto in precedenza. Se dal punto di vista intellettuale e artistico questo mi piace molto, amo chi cambia e muta nel corso della sua carriera, mi sono un po' perso in questo repentino cambio di rotta.
"All’improvviso, mi sono accorto di non aver mai davvero rivelato chi fossi io nelle mie canzoni. Con enorme arroganza ho sempre cercato di portare un messaggio, dare un insegnamento, non accorgendomi di quanto fosse un’enorme cazzata. "Son fatto così" è la prima canzone scritta davvero per presentare la persona che c’è dietro la mia musica. In 17 anni di canzoni, non l’avevo mai fatto. Ed è estremamente liberatorio. Tutta la musica qui dentro è vita. È pulsazione. È vibrazione. È voce di petto. È grido. È ululato. È presa di coscienza. È ammissione di libertà".
Poi, però, appunto dopo lunghi e numerosi ascolti, ho finalmente, spero, capito: non è tanto il cambiamento il fine ultimo di questo lavoro, quanto proprio il movimento, lo scarto, anche spaziale, tra il "prima e dopo" (o se preferite tra "il qui" e "il lì") che canzoni come "Girasoli" sono lì a confermare. Non, insomma, un disco perfetto ma un disco importante, soprattutto per lo stesso artista.
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