A me i dischi come questo mi fanno impazzire. Mi piacciono troppo. Perché secondo me (parte della) musica contemporanea deve provocar(mi) un effetto in particolare, fra i non molti di cui desidererei essere vittima: non avere la più pallida idea su come definire quanto mi ritrovo ad ascoltare. Trattasi di sensazione lugubre e al contempo eccelsa. Comunque. Cazzi miei.
Qui ci sono tre signori musicisti – Fabio Recchia, già produttore di Zu e Brutopop; Emanuele Tomasi, sound designer e con i Micecars; Marcello Allulli, jazzista già con Kenny Wheeler, Tony Scott e Art Blakey - che hanno messo in piedi un sestetto nato da una session d'improvvisazione. Si, esatto: sono in tre ma suonano ciascuno due strumenti contemporaneamente. Senza parti pre-registrate.
Niente paura, cuori deboli che cercano a tutti i costi il genere cui appigliarsi: il risultato è spiazzante (neanche troppo) ma melodico. Graffiante, malefico ma fruibile anche da chi detesti questo tipo di esperimenti e parta pregiudizialmente ostile.
Di solito – non sapendo appunto come definire quanto si ha in cuffia - a questo punto si dice qualcosa tipo: "il trio riesce ad unire la potenza e l'impatto del rock e dell'hardcore a temi che sembrano scritti per colonne sonore passando per strabordanti tirate noise". Cose così.
E infatti proprio questo c'è da dire: se a tratti ("Acquolina") il suono si fa sincopato, potente ed imprevedibile, altrove i tre scatenati musicisti danno spazio a oscure, altalenanti e cinematografiche suites che sfiorano il rumorismo puro ("Bon 1p", "Bon 2p", "Bastardi Alieni ridateci Elvis"). Così come zompano poi fuori, d'improvviso, ricorsivi ed allucinogeni arrangiamenti post-rock ("Tsuzuku") o veri e propri brani fusion ("Il Tukatì") che – pur nell'opera di costante ed impassibile sfilacciamento armonico - tornano a farsi, come comprensibile visto il contesto in cui sono immersi, più "facili" per l'orecchio.
Ho un solo, vago riferimento, ecco: se però non scandalizza le vostre menti pregiudizialmente orientate. Gli echi sono migliaia e non vorrei certo risalire a Zorn per farmi capire. L'approccio può essere, per esempio, quello dei Mars Volta. Ma – sia chiaro – con molti molti meno tecnicismi e molta più tecnica, molta molta morbidezza e molta molta più intelligenza compositiva. E – ovviamente – declinati secondo la logica jazz-core – il peso del sax di Allulli è fondamentale.
Quindi tutta un'altra cosa. Solo per dirvi qual è la lunghezza d'onda. Quasi un primascelta.
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La recensione (tsuzuku) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-11-23 00:00:00
COMMENTI (14)
ào! disco veramente della madonna questo eh! anche se la copertina e il packaging hanno tolto metà del fascino. comunque concordo, valeva un primascelta pure secondo me.
ma allora quando leggi pasolini o celine che fai? fai un esposto ai carabinieri?
Ciccio ci chiami tua sorella.
Secondo: non mi pare né brutta né bella, quella frase.
Ma certo non è errata, come mi si voleva imputare.
Poi basta: ora ve la cantate da soli.
Ciao. :]
meno spocchia, ciccio.
hai fatto una cazzata. la frase è brutta.
non c'è niente di male ad ammetterlo.
Risposta scontata e ridicola.
Apri un qualsiasi manuale di linguistica, caro lettore anonimo. Anzi, lo apro io per te:
"...si tende a "staccare" il complemento iniziale dal resto della frase con una pausa, e a riprenderlo con un pronome clitico: si parla allora di dislocazione a sinistra (esempi: a me nessuno mi ha detto niente; di questo argomento, ne abbiamo già parlato a lungo; a Parigi, ci vado spesos per lavoro, ecc.)".
da Paolo D'Achille, "L'italiano contemporaneo", Mulino 2003, pag. 150.
Dai, su: non sapevi che dire e hai scassato con quell'"a me mi", usatissimo, comunissimo, regolarissimo.
Saluti.
sì proprio in quell'a me mi. che correggono dappertutto perché è doveroso correggere. la sua militanza universitaria, coperta a malapena dagli artifici retorici, la dice lunga sullo stato dell'istruzione in Italia.
Perché, dov'è il problema, insigne signor De Mauro: in quel "a me...mi"? (Trattasi di dislocazione a sinistra con richiamo clitico: da anni fuori dalla sanzione linguistica. Nemmeno alle elementari lo correggono).
Oppure, dove altro?
E per tua informazione - che adesso sono stufo - io sono giornalista e ieri ho tenuto la mia prima lezione unviersitaria.
Eccheccoglioni.
Lungi da me sbrodolamenti come questo, ma quando ci vuole ci vuole.
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"A me i dischi come questo mi fanno impazzire"
ma come gli scegliete i collaboratori, eh? e i correttori di bozze?
ok il non professionismo, ma questo è troppo.
certo che siete tremendi. riuscite a rompere le palle anche se parliamo bene di un disco! :[
venite sabato 25 nov al cinema del brancaleone per giudicare se è "quasi" una prima scelta!
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