Deflagrazioni sonore per resistere al male esistenziale della società moderna.
Infierire sul malessere come strategia di sopravvivenza: vomitare senza freno alcuno tutto il disagio come rivendicazione di lotta e sfida a quei meccanismi che questo disagio lo perpetuano, riversandolo su chi ne è prigioniero. È questa la via scelta dai Michael Khill - quartetto modenese all’incrocio tra metal estremo e hardcore -, nel loro disco d’esordio intitolato, per l’appunto, Infierire sul malessere.
Otto tracce feroci, che non fanno sconti a nessuno, sia musicalmente che nei testi. Sugli assalti della batteria hardcore vengono continuamente costruiti muri di chitarre distorte fino ai limiti del metal più estremo: non è difficile trovare, nel corso degli appena venti minuti che formano il disco, repentini passaggi dal metalcore, al death metal, fino ad incursioni nel crust punk e nel grindcore. Se i suoni sono per stomaci decisamente forti, i testi non sono da meno. È qui che il senso del titolo Infierire sul malessere emerge con chiarezza: i Michael Khill ci urlano in faccia una galleria impietosa di miserie umane e sociali. La brutalità con cui vengono rappresentati, la pressoché totale assenza di una qualsiasi prospettiva di speranza o di anche solo rivalsa non fanno che aggiungere livore e rabbia agli scenari dipinti. Una furia che non si propone di risolvere, ma di far prendere coscienza di storture e distorsioni nelle nostre vite quotidiane.
Come si diceva più sopra, Infierire sul malessere non è sicuramente un album per cuori deboli. Per chi ha l’ardimento di cimentarcisi, tuttavia, può costituire una splendida occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. E se è vero che urlare non ha mai risolto nulla, può senz’altro aiutare a dare forma ai nostri disagi e malesseri. Neanche questo è da buttare via.
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La recensione Infierire sul malessere di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-09-17 22:06:42
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