Chitarre urlanti, una voce potentissima e un po' troppo Dave Grohl nel primo disco dei WEER
I WEER sono una band alternative rock umbra, che si rifugia in una cascina tra le colline per suonare un canzoni ibride tra stoner, shoegaze e hard rock. Dopo i tre singoli pubblicati dall'aprile di quest'anno i quattro musicisti rilasciano il loro primo album, Weer.
Sono nove canzoni che spaziano dall'influenza dell'hard rock dei Foo Fighters fino al sound sporco e grunge dei Verdena. Già dalla prima traccia – Late to Pray – sembra di ascoltare un brano di Dave Grohl, quindi non male come livello tecnico. Dopo un intero album alla Grohl però, viene da chiedersi se i WEER sappiano fare anche altro. Qualche timido accenno fuori da questa etichetta c'è. Magnetic (Fuck) Hearts è un'esplosione di effetti e di chitarre psichedeliche, e Meteora è un brano in cui la batteria si lancia in fill spericolati, sul limite tra una ritmica classica e una sghemba.
Ma per tutto il disco è la voce a dare una marcia in più con il suo timbro potente. È una voce rock (detto con la testa china e la mano alzata con pollice, indice e mignolo su) e tiene testa alle distorsioni dei chitarroni graffianti e del basso profondo. In brani come Electric Melancholy deflagra in vocalizzi che colpiscono perché perfetti su un genere così, anche se ancora una volta un po' derivativi.
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La recensione WEER di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-08-16 18:23:00
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