Li avevamo incrociati qualche mese fa mentre approdavano alla lingua italiana per i loro testi e cesellavano un sound complessivo in direzione di un notevolissimo punk hardcore con influenze stoner delle origini, derive psichedeliche di stampo attuale e sguardo 'british' rivolto a strutture da formato canzone ma sempre costruite attorno a una considerazione personale del genere. Ebbene, ora per gli Acid Brains è tempo di portare avanti il discorso perché l'agglomerato toscano ha messo al mondo, sempre sulla media distanza, un nuovo capitolo strettamente legato all'esperienza precedente e, se possibile, ancora più attento sia a forme che contenuti.
Il caos vol.2, infatti, è un'altra ottima prova di scrittura e gestione dei propri specifici riferimenti, particolarmente in grado di fare delle proprie capacità intuitive qualcosa di prossimo a una imprescindibile qualità sia puramente artistica che sensoriale in termini di trasposizione di senso per ciò che si ha concretamente da dire.
Aperture neo-psichedeliche con incedere oscuro e sinistro spianano la strada al proseguimento di un discorso compositivo che sembra fare del formato canzone una sorta di dichiarazione di intenti in linea con sonorità meglio limate e smussate di ruvidità dove non se ne necessità in termini comunicativi, ma è solo un attimo perché, fedelmente alla propria natura, non è possibile trascendere da istantanei impulsi death-hardcore corrosivi fondamentali per individuare e chiarire il nocciolo della questione (14 febbraio).
Ed è proprio su quella fugace illusione iniziale che il lavoro in questione gioca egregiamente il suo ruolo attraverso un mutevole impatto sia sonoro che discorsivo. Ancora più graffianti e perturbanti, di conseguenza, si presentano all'orecchio umano le stranianti commistioni tra metal-punk-hardcore, ritmiche orientaleggianti e sprazzi alternative solo apparentemente fuori luogo, in verità utilissimi ad evidenziare le importanti argomentazioni poste in essere (Mr. Tanz), così come procede spedita sulla propria strada un'impostazione stoner '90 in matrimoni di interesse sonico con affascinanti diramazioni alt-cantautorali (Saturo), per poi chiudere il cerchio, almeno momentaneamente, su approdi pseudo-noise, tardo-hard-blues e relativamente progressive nelle intenzioni miscellanee per struttura e riferimenti concettuali (Lasciami cadere).
Ancora un'ottima prova di sostanza creativa ed esecutiva, nonché ulteriore impulso a portare avanti quella che sembra essere, a tutti gli effetti, una interessantissima e coraggiosa narrazione per immagini uditive.
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