Buona la prima per i pugliesi Comfy Pigs, artefici di un debut album di genere ma valorosamente coadiuvato da incursioni esterne in grado di partecipare alla costruzione di un quadro ben più ampio e variegato
Alla loro primissima prova su disco, i baresi Comfy Pigs centrano un bersaglio molto interessante in termini di approccio alla materia sonora prescelta – un già sperimentato ma decisamente pregevole alternative-noise-rock – sfornando un lavoro particolarmente fedele alle impostazioni di base ma, al contempo, mai intimorito dal desiderio di imboccare qualche leggera ma fondamentale diramazione necessaria, di tanto in tanto, per non restare con entrambi i piedi nelle consuete e accomodanti calzature emozionali.
Arcinota ma sempre molto interessante – specialmente nella formula selezionata da Ivan Piepoli e soci per un esordio di simile portata e dichiarazione di intenti – risulta essere la ferrea volontà di prendere in prestito e miscelare molti elementi provenienti dalle decadi '80 e '90 ma – e non è cosa comune a molti – ancor più viva ed efficace sembra risultare la varietà di soluzioni attraverso le quali i diretti interessati rifondano le proprie stesse radici pur mantenendo solida e inossidabile la matrice di assoluta derivazione.
Emergono da un apparato più alternative rock che noise le aperture di un album come No one cares, dal momento che una non scontata predilezione 'youthiana', nelle forme e nelle strutture, viene tenuta coscienziosamente a bada da inclinazioni tendenzialmente pop per quanto riguarda scelte melodiche e accessibilità multilaterale (Fade out). Un aspetto, questo, assolutamente non secondario se si considera la bravura con cui il quartetto pugliese conduce le danze attraverso pulsazioni 'marleniane' ma sempre in linea con un sostanziale e diffondibile tatto anglosassone (Everything burns, No more time ma soprattutto la splendida Head on).
Fanno capolino qua e là anche spunti lievemente pseudo-punk (The awful dog, Stunted man) così come alcuni notevoli elementi a metà via tra wave e neopsichedelia (Light), ma non si fanno attendere anche rimembranze garage-punk-hardcore a stelle e strisce (Lost day) seppur circondate da coinvolgenti miscugli noise-post-punk (Narcissus) e garage-simil-stoner non di poco conto sostanziale (Your guilt) che rendono il percorso variegato, non privo di ostacoli ma indubbiamente corposo e coerentemente incline a una paradossalmente univoca mutiformità di idee e intenzioni.
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La recensione No one cares di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-09-28 10:54:47
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