Un disco che si avviluppa sui propri significati, tra spoken word recitati a microfono e due ballad ironiche e struggenti
Kant che ascolta Roberta Flack, Kant che incontra Roberta Flack, sono due delle innumerevoli frasi, o versi che dir si voglia, che costellano LA FINE DEI TEMPI, disco di Luca Atzori in collaborazione con Davide Bava, autore delle musiche. Un disco volutamente avviluppato sui suoi significati, sulla filosofia da comprendere, sui cortocircuiti, forse postmoderni, che fanno incontrare l'antico e il contemporaneo, il colto e il mondano, le dissonanze e lo spoken word con le ballad romantiche.
C'è spazio per quasi tutto ne LA FINE DEI TEMPI, soprattutto per il caos, che mette una sostanziale barriera tra il comporre sconclusionato di Luca Atzori e qualunque tipo di pubblico, eccezion fatta per un paio di momenti di semplice ricercatezza, in cui la sobrietà riesce ad emergere, accarezzando melodie quasi struggenti. Esempi di questa apertura apparentemente emotiva, ma sicuramente onesta, sono BRIGHT STAR, ballad bowiana dal canto disperato e scomposto, e PRIMAVERA NEOMELODICA, un brano abbastanza delirante, ma che trova una chiave ironica abbastanza efficace.
Il resto delle tracce sono spoken word da decifrare, più che altro da interpretare, tra complicazioni lessicali abbastanza gratuite, ed immagini che citano personaggi storici, letterature e temi filosofici. Orientarsi è abbastanza complesso, ma il principale problema è la seriosità del tono, della voce di Luca Atzori sforzata e spinta fino a recitare eccessivamente questi testi, fino al compiacimento. Ci teniamo stretti quei piccoli squarci di cuore, magari sono proprio quelli la chiave di volta per penetrare poco a poco ne LA FINE DEI TEMPI.
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La recensione LA FINE DEI TEMPI di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-09-17 12:50:40
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