Micheal-Perez, rapper classe 1998, ha già alle spalle un pugno di singoli e un album pubblicati negli ultimi quattro anni, prima di arrivare a questo episodio sulla media distanza ‘A metà’, un EP relativamente corposo con sei tracce che raccontano una progettualità ambiziosa e un discreto livello di investimento artistico.
Il rapper si paracaduta su diversi territori, passando dalla battagliera e old school Bugie all’EDM della title track, dalle trap ballad sentimentali alle malinconiche vibes estive di Tutto molto Bello, e si muove con scioltezza, un’attitudine che paga in termini di dinamicità ma non riesce a nascondere alcuni aspetti ancora acerbi della propria scrittura.
Anzi, forse è proprio il confronto con sfumature diverse del macro universo rap a mettere a nudo alcuni elementi ancora grezzi, un approccio a stilemi e strutture che in parte è ancora da maturare e levigare: l’insistenza sulle rime baciate nei momenti più old school, che stride con le rime non chiuse e lasciate nel vuoto quando ci si richiama alla scrittura trap, l’insistenza sui toni drammatici ed emotivi delle ballad. Giocando con tutto, Micheal non riesce sempre a fare il passo più in là della versione basic di questo o quel tipo di traccia, o almeno questa è l’impressione che si ricava dall’ascolto complessivo del lavoro.
Ed è un peccato, perché in realtà dai singoli brani traspaiono buone qualità di scrittura di testi e melodie, basti guardare al ritornello di A cena con Giuda o alla noia tutt’altro che scontata dietro il titolo banale Tutto molto Bello.Qualità che possono sicuramente emergere in maniera più nitida ed essere valorizzate concentrandosi di più su punti forti e alzando un po’ il piede dal pedale dell’ecletticità.
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