Con il suo nuovo disco dj Khalab ci racconta la sua vita, i suoi incontri e i sui viaggi. Si spoglia strato dopo strato sotto una pioggia di glitch e ritmi world music
Coi piedi balliamo, tocchiamo la terra, ci muoviamo, camminiamo. Sono loro a portarci da un posto all’altro, da un’esperienza all’altra. Vai di qua, poi ti torni indietro e cambi strada. Ogni situazione nuova si somma a quelle che abbiamo già provato. Ogni esperienza è uno strato che compone le nostre vite. Khalab li chiama così, Layers.
È il moniker di Raffaele Costantino, dj di Rai Radio 2 che dal 2015 mescola jazz, elettronica e world music, e Layers è il titolo del suo nuovo disco. Vuole mostrarci i suoi strati e mette in un solo album i luoghi, le persone e i generi musicali che lo hanno educato. Dal Bahrein al canto jazz, Bristol e spoken word, poi giù fino alla Nigeria, a un flauto e una m’bira. È uno strumento dell’Africa sud-orientale simile alla kalimba, suonato da Gabin Dabiré, a cui è dedicato il disco dopo la recente scomparsa. Ci sono musicisti italiani e internazionali, ognuno con il suo stile, che si fonde con le ritmiche stranianti di Khalab. Ognuno con i suoi strati.
I piedi di Khalab lo hanno portato in tutti questi posti, ma non per forza in senso letterale. Layers è un disco pieno di ospiti – dieci per nove tracce! – e ognuno di loro ha lasciato un nuovo strato sul dj romano. I piedi sono un simbolo del movimento, del cambiamento, sono un mezzo per aggiungere sempre nuovi esperienze. Sono in copertina perché questo disco ci porta a fare un viaggio nella vita di Raffaele Costantino.
Ma anche gli altri musicisti hanno portato con sé le proprie esprienze. Le provenienze e gli stili si confondono in un calderone dove synth e strumenti a fiato incontrano percussioni etniche e i Nu Genea suonano insieme ai Daft Punk. La ritmica pulsa sotto la batteria jazz di Tommaso Cappellato e una pioggia di glitch distorti cade sul flauto di Tenderlonious.
Sembra un live della Zildjian – imperitura marca di piatti per batteria –, dove un’orchestra di musicisti jazz d’eccellenza suona lasciando il ruolo da protagonista alla ritmica. Qui però non si fa promo e i musicisti sono collaboratori di una vita. Non si vendono piatti, ma si sfoglia strato dopo strato la vita di un artista. Si chiama così chi ci fa passare dal Medio Oriente agli studi londinesi in una sola canzone.
---
La recensione Layers di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-08-25 00:00:00
COMMENTI