Un album roots reggae convicente per sonorità e tematiche per l'artista di origini congolesi
Friuli-Congo-Giamaica è il triangolo geografico che sta dietro ‘Asante’, l’esordio di Thierry. Il cantante e batterista è originario del Congo ma trapiantato ormai nel nord-est italiano, in quella che è una rotta della diaspora forse più recente di quella atlantica, ma ormai altrettanto consolidata. La storia dell’Atlantico, invece, ci porta dritti a Kingston, dove l’album è stato registrato, e dove l’africanismo e il panafricanismo sono da sempre elementi fondanti della cultura reggae.
Questa doverosa introduzione ci serve anche a dire che ‘Asante’ è un album reggae stampo classico, la cui forza sta innanzitutto in una connessione profonda, intima e sincera, con le tematiche e le tensioni emotive che stanno alla base della cultura reggae, e che pure a volte vengono interpretate e assunte in maniera artificiosa. Le undici tracce risuonano di quel caratteristico equilibrio di speranza e malinconia, di convivialità senza tempo e mancanza, cantano di colonialismo, dei peccati di Babilonia, di unità, diversità e sogni.
Dove non arriva il trasporto emotivo, arriva la qualità: ‘Asante’ ha un suono rotondo e avvolgente, ritmiche ficcanti, arrangiamenti ricchi di fiati, tastiere, chitarre flamencas e rock, dubbing e rap. Soprattutto, un lavoro eccellente di controcanti e seconde voce, ad opera di un quartetto di coriste che in più di qualche momento si prende agilmente il palcoscenico (l’introduzione soul di Conquerors) Su questa base, è facile per Thierry e soci sconfinare anche al di fuori dei territori roots in cui si muove la maggior parte del lavoro: ritmiche ska, echi dub e sonorità latine, chanson world acustica (la conclusiva Mon Reve potrebbe essere uscita da ‘Clandestino’), ritmiche prese dalla tradizione africana, al servizio di un’idea di reggae tanto classica quanto efficace.
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La recensione Asante di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-10-11 12:20:51
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