Il favoloso mondo di Birthh è una stanza di Brooklyn e l’amore che ha trovato nel nuovo capitolo della sua vita
Brooklyn. Una stanza piena di luce, piante alla finestra e sulla scrivania. Alice Bisi suona, scrive. Beat di drum machine, una chitarra classica che suona accordi jazz e una delle penne più sensibili di questa generazione. In quell’appartamento di New York nasce Moonlanded, il nuovo album di Birthh. Racconta cos’è successo negli ultimi tre anni. Cambiare casa, stato, continente, innamorarsi, “avere vent’anni negli anni Venti”, dice nel teaser del disco.
Tre anni da quando si è trasferita a 11 ore di aereo da Firenze, dove è nata. Tre anni dall’uscita del suo secondo disco, WHOA, e sette anni da quando ci siamo innamorati del suo album d’esordio, Born in the Woods.
Avanti veloce fino a Brooklyn. Alice vuole raccontare l’avventura iniziata a marzo 2023, ma non lo fa con le parole. Si alza dalla scrivania e ci fa strada per le vie della Grande Mela. Siamo dentro al Favoloso mondo di Amélie mentre iniziano a suonare fiati e archi, cori e riverberi ampi come Central Park. Ci sta aprendo il suo mondo, con la stessa naturalezza del bedroom pop elettronico di Rareș. Supercharged è cantautorato dream pop che ricorda Julien Baker, una busta con tutte le speranze che non vuole lasciar svanire. È solo il primo passo nel favoloso mondo di Birthh.
Prendiamo velocità tra i viali alberati e i cortili delle villette. Qui si corre come il coro di Friends in the Energy, spalla contro spalla per urlare insieme: “in the energy, in the energy, in the energy!”. Le voci hanno il cuore in gola per l’entusiasmo. L’affetto che trasuda Moonlanded arriva dalle persone con cui Alice ha scelto di condividere la sua vita. Ora sono anche nel suo album. Birthh non ci racconta questi ultimi tre anni, ce li fa sentire.
Lo stile soul e lo-fi di WHOA torna in tutto il disco, da Puppy a Somebody fino a Lightyears. Quando è uscito il primo singolo – Jello – ammetto di essermi spaventato. Il brano ricorda molto il disco precedente. "E se tutto l'album è così?". Poi è arrivato Hyperdrive. Pericolo scampato. Suoni squadrati ed elettronici fanno a botte con una voce sintetizzata. La drum machine è drittissima. Ci prende, tira, spinge, strattona. Stramazziamo a terra. Mentre siamo ancora giù, le note di Blue ci raccolgono. Voliamo leggeri sulla melodia di una ballata. Birthh riesce a parlare di amore con ogni parola senza bisogno di nominarlo. Non ha paura di raccontare i suoi sentimenti così come li prova e sembra fregarsene dei “troppo dolce” o “stucchevole”. Moonlanded è il cuore di un’artista che riesce a strappare una lacrima e un sorriso con la stessa nota.
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La recensione Moonlanded di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-09-01 00:00:00
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