Il disagio cantato dal grunge e dall'alt-rock sopravvive ancora oggi nelle province d'Italia
No Ball Games, il disco di debutto degli hyndaco, ruota attorno a nove canzoni che si ispirano a un periodo musicale ben preciso: la metà degli anni '90. Un momento storico nel quale il grunge si stava affievolendo sempre di più, per lasciare spazio alle sonorità più intime ma comunque cariche di disagio e inadeguatezza verso il mondo esterno tipiche dell'alternative rock.
Il quartetto romagnolo, ispirandosi al rapporto conflittuale con la natia Cesena, sforna una manciata di brani cupi, distorti e crepuscolari ma dotati di quell'energico spleen adolescenzialepronto per essere scagliato contro la cronica apatia delle piccole città.
Quella costante voglia di cercare qualcosa di meglio altrove, di scappare dalle poche (o nulle) prospettive offerte dalla provincia è infatti la linfa vitale dalla quale la band ha attinto per la creazione del loro primo album. E porprio come nel celebre e omonimo graffito di Bansky, No Ball Games narra la desolante e repressiva omologazione del paesello, invitando chi lo ascolta a infischiarsene di tutta quella serie di logiche inconciliabili con la vitalità dei vent'anni.
L'inutile attesa per un cambiamento che tarda ad arrivare (Dandelion Dreams), intervallata dal pigro sciabordio del mare adriatico (Get you to sea) e da lunghi e solitari viaggi in auto tra le strade dell'uggiosa Cesena (Sandstorm), viene trasformata in musica dagli hyndaco attraverso chitarre ruvide ed eteree, perfettamente bilanciate tra il grunge più sperimentale dei Soundgarden e l'onirico alternative rock à la Jeff Buckley.
No Ball Games è un originale anello di congiunzione tra due generi che, nonostante il passare degli anni, rimangono estremamente attuali nel raccontare ansie, paure e insicurezze vissute da due generazioni, la X e la Z, così lontane e vicine allo stesso tempo.
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La recensione No Ball Games di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-11-22 00:00:00
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