Montecristo
Montecristo 2007 - Rock'n'roll

Montecristo

Certe volte basta una copertina a metterti di buon umore, e se poi l'ascolto ricompensa la curiosità la felicità raddoppia... quest'album è una bomba! Da una Roma sempre più calda il sangue s'incendia nelle vene, "Raw Power! Raw Power!" e così sia: prodotti da Tony James ( già storico Generation X e uno che, per intenderci, lavora a braccetto con Mick Jones) quattro brutte facce piratesche con il giusto tocco glam a stemperare l'eccesso di puzzo stradale. Forti di un cantato inglese che ammicca tra i sensuali boccoli di Marc Bolan ed i jeans stretti di Bon Scott, i Montecristo convincono su tutta le linea, sia quando partono a razzo cavalcando fuzz saturi stile Stooges ("Shake Your Bones", "French Kill"), sia quando T-irannosaureggiano sculettando tra goccie di tastiere e semplici melodie ("I'm A Wheel" e "Ready Steady Nothing", veramente bellissima con ospiti le mani di Gianluca De Rubertis degli Studiodavoli). Aggiungete una ballata notturna da ultimo bicchiere ("Part Time Loser") e miscelate il tutto con un immaginario in corto circuito spazio-temporale tra macchine americane, velieri, donne vampiresche, fiere affamate, fantascienza di serie B, camicie col pizzo e un pericoloso futurismo ottocentesco. Vi intrigano adesso?

Naturalmente con questi presupposti non si riscrive il DNA della scena indipendente italiana, non ci sono traiettorie nuove o illuminazioni sulla via dei compagni di etichetta Carpacho!. Inoltre non capita certo a tutti di far masterizzare il proprio lavoro a New York da Steve Fallone (chi è? Ma dai, è il tecnico degli Strokes e dei Tv On The Radio!), ma aldilà della qualità dei suoni ed il peso dei nomi, questa band ammalia giocando con quegli stereotipi rock su cui molti gruppi di genere si arenano (e affondano). La loro vitalità ricorda i disadattati che qualche anno fa lassù in Scandinavia ricosprirono il garage, ma con in più una patina melodica che il gusto dei due Studiodavoli ospiti ha saputo valorizzare. Se adesso siete stanchi delle parole andate ad ascoltarvi la conclusiva e inaspettata "Loader" in duetto la voce di Matilde De Rubertis: come solo Jesus & Mary Chain, come solo i motociclisti del club della pella nera, un mid-tempo venato di feedback che inesorabilmente cresce fino a trascendere lo spirito proto-punk dell'intero album, regalandoci l'elegiaco e sulfureo commiato di un gruppo in fiamme. Un altro ottimo passo per la Sleeping Star.

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