So che scrivere come abstract "Ricerca di suoni per un'identità in divenire" possa suonare un po' criptico ma, se mi seguirete in questa mia recensione, spero davvero possiate capire la ratio dietro queste mie parole. Inizio subito col dire che, comunque vada, il disco mi è piaciuto ma ancora prima che il dato musicale, ho apprezzato grandemente il "movimento" imposto da Adam Reith all'intera composizione. Già perché la ricerca, giustappunto, sonica, intrapresa in questo disco è veramente interessante, con tracce come "Dark City" che sono una sorta di "manifesto istantaneo" dell'idea di musica elettronica del nostro artista.
Un'idea, ancora una volta, in divenire che va installarsi, diciamo così, con la frase iniziale: perché al netto della bontà di quanto fatto ora, è soprattutto "il domani" a interessarmi. Non siamo arrivati, ancora, a un punto stabile ma tutto (lo avrete ormai capito) è magmatico e cangiante. E che bello assistere in diretta al cambiamento, specie sotto forma di musica elettronica?
"Album di ricerca utilizzando strutture elettroniche per cantanti virtuali. Le musiche e le liriche sono di Adam Reith, mentre le voci cantanti fanno parte del software Emvoice. Il programma ha fornito i fonemi che ho utilizzato per far cantare i testi sulle melodie.Strumenti usati: Korg Opsix, Kork Wavestate, Modal Argon 8 , Behringer deepmind 12".
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