La notte degli Oscar, Ep di Nicola Marotta, è un bigino, diviso in cinque capitoli, che spiega in musica come prendere un'ondata musicale e farne un fenomeno da riprendere quasi alla lettera. Riprendere il gergo, la struttura dei brani, quasi e soprattutto l'attitudine, di chi nel mondo del pop sta spopolando - o quasi - con i propri brani d'amore, di disperazione, di solitudine.
In questo caso il primo modello a saltare all'orecchio è Mobrici, nella sua nuova veste - davvero così nuova? - senza i Canova. Ci sono alcune aperture vocali che lo ricordano in modo quasi spiaccicato, ma in generale tutta la traccia che dà nome all'ep è una lezione di "mobricismo". Nicola Marotta ha studiato, e lo ha fatto bene, e ha a disposizoone tutti gli strumenti per sembrare più persone allo stesso tempo: il già citato Mob, ma anche Cremonini, a tratti Venerus, nei momenti più intimi.
Ma a volte l'emulazione così marcata può portare anche a buoni risultati, e Wembley, quarto brano del lavoro, è a tutti gli effetti un singolone di cui andare fieri, dentro a questo spietato gioco chiamato canzone italiana. Può sembrare poco, ma centrarne a questo modo una su cinque non è niente male, perchè va sempre ricordato che non si sta inventando nulla. Ci aspettiamo che Nicola Marotta possa bucare da qualche parte il nostro pop, chissà in quali vesti.
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