Vivere a digiuno, quasi come se fossimo davanti a una definizione da dizionario, a mio avviso è un ottimo, e chiarissimo, esempio di buon disco pop ibridato dall'elettronica. Già perché in pezzi come "La cosa giusta", per me la traccia migliore dell'album, si possono rintracciare tutti gli ingredienti che certificano la bontà della produzione: qualità dei suoni, dei testi e degli arrangiamenti. Tutti elementi, appunto, che come ricordato prima, forse hanno la "pecca" di non segnalarsi mai per qualcosa di veramente forte, importante e, per così dire, urgente ma la qualità rimane sempre alta.
"A volte le persone non credono (o non sanno) di meritare cose belle, e quindi passano la propria vita a digiuno di emozioni ed esperienze vere. Il problema è che il digiuno ha una certa conseguenza che non può essere ignorata: la fame. E la fame porta a volere, tutto insieme, tutto quello che si riesce a prendere. Nel bene e nel male. Möly parla di questo in “Vivere a Digiuno”, l’EP che chiude l’arco narrativo iniziato con il doppio “Ti amo/Ti odio”. Esplora le cose buone e le cose terribili cercate ed accettate per questa fame di vita obnubilante. Questo è rispecchiato anche nei suoni e nei generi dell’EP: lo scopo non è quello di costruire a tavolino un sound familiare e “coerente”, ma è la coerentissima ricerca di un soundscape che faccia costantemente provare qualcosa, che metta a disagio, che risuoni autentico. La scelta operata nei suoni e nelle reference riflette l’eclettica e instancabile fame di tutto, che è al cuore di questo lavoro".
Questo lavoro, inteso come chiusura di un cerchio, buona chiusura di un cerchio, è sicuramente occasione per Möly di ripartire con ancora maggiore slancio.
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