Siamo di fronte alla fusione dei ricci neri della musica "di parola" italiana, quello con gli occhiali e quello senza, quello romano e quello pugliese, quello più emotivo e quello più pungente. La prima metà del nuovo singolo di Luciano Nardozza, Sotto gli occhi di un sole nero, è la perfetta fusione degli approcci di Simone Cristicchi e Caparezza, col primo che prova a prendere il sopravvento in modo abbastanza inaspettato.
Quello di Nardozza è un cantautorato complesso - a tratti complicato - e cervellotico, pieno di concetti, spesso scientifici, addolciti da strutture melodiche pop abbastanza ben composte. Un cantautorato che regge, bello ritto in piedi senza particolari sussulti a farlo vacillare, grazie ad una buona dose di cafonaggine, che eleva la struttura dei brani e li rende solidi e convinti.
Sotto gli occhi di un sole nero è un brano ovviamente criptico, pieno di parole che vengono sparate fuori come colpi di stiletto, e noi dietro a cercare di raccapezzarci in questo ermetismo che cela grandi concetti, ma anche un tentativo di raccontarsi, emotivamente, dietro la cortina del sapere sfoggiato. Quella di Luciano Nardozza è una parabola musicale che continua a funzionare, che crea confusione ma anche ritornelli e strofe sempre più accattivanti, cambi non scontati - vedasi lo special di questo pezzo - e che ci tocca da qualche parte, anche se non si sa bene dove.
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