Io lo posso capire, lo posso capire benissimo che un disco come Nato il Giorno dei Morti di Lorenzo Del Pero possa non piacere. Troppo pathos, troppa teatralità, troppa costruzione scenica in pezzi come Candele per poter essere alla portata di tutte e di tutti, per essere confacenti agli spunti musicali che vanno per la maggiore, per essere di massima. Eppure, forse anche e soprattutto per tali ragioni, v'invito a fare uno sforzo, a perdervi tra le spire di pezzi "eccessivi e esagerati" come "Il teatro dei vinti" (la mia canzone preferita dell'intero disco) o "Giugno" perché potrete sentire qualcosa di non esattamente "da X-Factor".
Già perché Del Pero si disinteressa del mercato e dei trend, degli algoritmi e delle strategie di marketing consegnandoci un lavoro molto particolare, davvero molto intimo e personale, che si discosta da, praticamente, ogni cosa, specialmente in ambito cantautoriale, vada "di più" oggigiorno. Ah, intendiamoci: il disco mi è piaciuto ma non è, affatto, perfetto, anzi sul finale perde notevolmente la sua forza e vi sono un paio di passaggi a vuoto, ma rimane, diciamo così, il bel gesto. Anzi, ancora meglio, il gesto ardito, nel senso di coraggioso, di proporre qualcosa che, magari, piace soltanto a De Pero ma che, almeno per me, mi risulta ancora più gradito.
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