Less is more, dicevano gli antichi. Un adagio che sottolinea, attraverso la potenza del paradosso, quanto a volte lavorare di sottrazione sia in grado di dare ai nostri progetti quel qualcosa in più che l’aggiunta di decine di altri elementi non potrebbe mai eguagliare. Un mantra che i napoletani japaneseghostarmy, qui al loro secondo ep con Abbey Pazienza, dimostrano di conoscere e saper riuscire ad applicare molto efficacemente.
Sette brani per meno di venti minuti. Per moltissimi, un lasso di tempo nel quale sarebbe impossibile far emergere qualcosa di solido e ben definito sulla propria identità; per il duo napoletano, sufficiente a far emergere una moltitudine di anime e sfaccettature che verrebbe difficile immaginare in una così breve durata.
L’emo dolente à la Mineral di Minuetto, il non-senso indie garage di Battisti, il silenzioso post-rock di Risposte…ce n’è davvero per tutti i gusti. Quello che resta dei japaneseghostarmy, dietro a tutte le maschere che decidono di indossare di volta in volta, è un progetto vitale e schietto, che fa dell’immediatezza una delle proprie principali qualità. Nessun fronzolo, nessun abbellimento superfluo, niente di niente. Soltanto una genuina voglia di creare musica in cui riconoscersi, qualsiasi apparenza essa debba assumere. Ad averne di dischi così.
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